Agosto 28th, 2009

Diario trevigiano

a cura di Franco Piol 

CHIARANO Corsa podistica agli esordi 

Sabato 29 agosto alle 16.30 prima edizione della manifestazione podistica “Chiarano in Corsa”. La manifestazione prevede tre momenti distinti: una “highlander” maschile e femminile (ossia corsa ad eliminazione) riservato a tesserati Fidal su pista in erba; una staffetta per Under 18 su pista in erba; una corsa non competitiva aperta sulla distanza di 7 km. Per informazioni: www.atleticatriveneta.it/chiaranoincorsa . La manifestazione è organizzata da Atletica Triveneta e Olympic Team Chiarano, in collaborazione con Atletica Mottense, Fidal, Comune di Chiarano, Provincia di Treviso e Libertas Veneto. 

E’ tutto pronto a Chiarano (TV) per la 1° edizione della “Chiarano in Corsa – TTN Trophy” di Sabato 29 agosto 2009, manifestazione organizzata dall’ASD Atletica Mottense e dall’ASD Atletica Triveneta in collaborazione con la Fidal, li C.S.N. Libertas, la Provincia di Treviso e l’amministrazione comunale di Chiarano.
Saranno tre le gare in programma.
L’inizio della manifestazione coinciderà con la partenza (ore 17.30) della Corsa Podistica aperta a tutti “Tra ville e rive del Piavon”, su un percorso di 7km sterrato ed asfaltato che si svilupperà nelle campagne del comune attraversando antiche ville rurali e percorrendo le rive del canale Piavon. Sono previsti 2 ristori lungo il percorso e saranno premiati i primi 8 classificati maschili e femminili.
Subito dopo sarà il turno delle staffette giovanili “SLM elichemarine.it”, gara promozionale riservata a bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni. Suddivise in 3 categorie per età maschili e femminili, le staffette saranno costituite da 3 elementi ciascuno dei quali percorrerà un giro dell’insolita pista in erba presente presso gli impianti sportivi comunali. Saranno premiate le prime 3 staffette di ciascuna categoria maschile e femminile e le prime staffette composte da bambini residenti a Chiarano.
Il momento clou della manifestazione si avrà alle 18.30, momento in cui partirà il primo giro dell’Highlander Femminile “TTN Trophy”, gara ad eliminazione su pista di 400m in erba. Ad ogni giro secondo il regolamento verranno eliminate due o una atleta finchè resteranno in 3 e disputeranno il giro finale per stabilire la vincitrice. Premi alle prime 12 e alla vincente di ciascun giro (escluso l’ultimo)
Tra le top runner si segnala la presenza delle portacolori dell’Asi Veneto Silvia Sommaggio e
Michela Zanatta mentre per la Co-Ver Sportiva Mapei sarà al via Isadora Castellani.
Al termine della gara femminile scenderanno in pista i colleghi maschi che si daranno battaglia con le stesse regole della prova femminile. Nella gara maschile ai nastri di partenza ci saranno tra gli altri
Paolo Zanatta (Fiamme Oro Padova), l’azzurro di cross Antonio Garavello (Assindustria Sport PD) e il bronzo della 4×400 agli Europei Juniores 2009 di Novi Sad Francesco Cappellin (id.).
Appuntamento con il ritrovo alle ore 16.30 presso gli impianti sportivi.
Tutte le informazioni sono su www.atleticatriveneta.it/chiaranoincorsa

  

GRAND PRIX STRADE D’ITALIA, ECCO IL GIRO DELLE MURA

                 Sabato appuntamento a Feltre: è la penultima tappa stagionale Punti pesanti, punti decisivi. Il Grand Prix Strade d’Italia inquadra la dirittura d’arrivo. Sabato 29 agosto, a Feltre (Belluno), va in scena la settima prova della prestigiosa rassegna podistica. Il 21° Giro delle Mura (www.girodellemura.it), uno dei più qualificati e tradizionali appuntamenti della stagione su strada, costituirà anche la penultima occasione che gli atleti avranno per migliorare la posizione nelle classifiche individuali di categoria. Ritrovo alle 18: amatori e master sono attesi da una prova sui 10 km. Ma il Giro delle Mura sarà spettacolo ad alto livello anche grazie alla partecipazione di alcuni tra i migliori specialisti delle corse su strada, oltre che per la concomitanza con il 9° Campionato Europeo dei Vigili del Fuoco.

Dopo Feltre, gran finale a Pordenone il 13 settembre. Tra le società, continua la leadership dei veneziani della Biancazzurra Pettinelli, davanti al Venicemarathon Club e ai trevigiani dell’Atletica Valdobbiadene.

Queste le classifiche dopo la maratonina Riviera dei Dogi del 5 aprile (che porta punteggio solo se l’atleta non ha partecipato ad una delle prove cittadine) e dopo le prove in circuito di Oderzo del 1° maggio, Treviso del 10 maggio, Mestre del 12 giugno, Tonadico del 20 giugno e Agordo del 1° agosto.

UOMINI. Amatori: 1. Paolo Sandali (Villanova Sernaglia) 495 punti, 2. Francesco Corrocher (Villanova Sernaglia) 446, 3. Matteo Gobbo (Atl. S. Rocco) 437, 4. Giorgio Vanzetto (Venicemarathon Club) 418, 5. Andrea Negrin (Valdagno) 412, 6. Daniel Polli (Giro delle Mura Feltre) 396. MM35: 1. Giovanni Iommi (Gp Livenza Sacile) 492, 2. Arcangelo Larese Filon (Vedelago) 434, 3. Alessandro De Vincenti (Mastella Quinto) 411, 4. Luca Carniello (Lib. 25 Aprile Sacile) 383, 5. Christian Mione (Pro Loco Trichiana) 374, 6. Moreno De Biasi (Valdobbiadene) 372. MM40: 1. Alessandro Buratto (Valdobbiadene) 430, 2. Mirco Zanellato (Pol. Valdagno) 429, 3. Alessandro Mazzanti (Riviera del Brenta) 408, 4. Fabio Zordan (Pol. Valdagno) 397, 5. Domenico Lorenzon (Valdobbiadene) 382, 6. Germano Raccagna (Voltan Martellago) 369.  MM45: 1. Armando Cemin (Us Primiero) 474, 2. Fabio Ballancin (Valdobbiadene) 438,  3. Giuliano Dussin (Gagno Ponzano) 425, 4. Michele Baldo (Santarossa Brugnera) 421, 5. Giuseppe Dallo (Valdobbiadene) 406, 6. Flavio Olto (Atl. Mareno) 400. MM50: 1. Giovanni Schiavo (Amatori Chirignago) 479, 2. Mohammed Oumghar (Santarossa Brugnera) 469, 3. Luigino Nessenzia (Gs Quantin) 460, 4. Mariano Guadagnini (Valdobbiadene) 434, 5. Giuseppe Ragogna (Santarossa Brugnera) 417, 6. Amorino Traverso (Tre Comuni) 385.  MM55: 1. Costante Rado (Tre Comuni) 477, 2. Gianfranco Zeni (Us Primiero) 460, 3. Fausto Zavagnin (Malo) 419, 4. Virginio Trentin (Idealdoor Lib. S. Biagio) 395, 5. Giuseppe Braido (Atl. Vittorio Veneto) 394, 6. Filippo Poli (Voltan Martellago) 392. MM60: 1. Salvatore Puglisi (Athl. Club Belluno) 495, 2. Giuliano Barizza (Carive) 469, 3. Enrico Cazzola (Malo) 447, 4. Salvatore Camin (Mastella Quinto) 424, 5. Angelo Carnio (Voltan Martellago) 413, 6. Isidoro Meneghin (Riviera del Brenta) 392. MM65: 1. Luigi De Marco (Santarossa Brugnera) 479, 2. Gianpaolo Zanatta (Pro Loco Trichiana) 439, 3. Renato Corona (Club del Torcio) 433, 4. Giuliano Bastianon (Trevisostar) 368, 5. Costantino Costantini (Biancazzurra Pettinelli) 287, 6. Dino Contavalli (Tre Comuni) 252. MM70 e oltre: 1. Ivano Marcato (Riviera del Brenta) 500, 2. Giovanni Visentin (Mastella Quinto) 463, 3. Romano Pavan (Vecio Gat Treviso) 442, 4. Francesco Tonion (Trevisostar) 432, 5. Benvenuto Pasqualini (Idealdoor Lib. S. Biagio) 374, 6. Pasquale Grasso (Tortellini Voltan Martellago) 253. 

DONNE. Amatori: 1. Paloma Morano Salado (Venezia Triathlon) 490, 2. Silvia Carrer (Essetre Running) 474, 3. Claudia Moro (Pro Loco Trichiana) 458, 4. Martina Damuzzo (Villanova Sernaglia) 440, 5. Tecla Gambalonga (Giro delle Mura) 423, 6. Alessandra Gardan (Atl. S. Rocco) 397. MF35: 1. Valeria Furlan (Villanova Sernaglia) 490, 2. Mirna Vianello (Venicemarathon Club) 441, 3. Isabella Lazzarini (Venicemarathon Club) 427, 4. Sabrina Bonutto (Biancazzurra Pettinelli) 418, 5. Lorenza Bogatai (Venicemarathon Club) 403, 6. Mariella Saccora (Biancazzurra Pettinelli) 271. MF40: 1. Mirella Pergola (Venicemarathon Club) 480, 2. Rossella Piovesan (Idealdoor Lib. S. Biagio) 462, 3. Marcella Molin (Trevisatletica) 449, 4. Lucia Candiotto (Atl. S. Rocco) 433, 5. Irene Baldan (Riviera del Brenta) 402, 6. Eva Vignandel (Pod. Cordenons) 400. MF45: 1. Olivetta De Conti (Villanova Sernaglia) 468, 2. Gabriella Tarozzo (Mogliano) 445, 3. Patrizia Viel (Gs Quantin) 434, 4. Marina Savio (Agordina) 428, 5. Lorenza De Franceschi (Atl. S. Rocco) 416, 6. Elisa Stefanoni (Biancazzurra Pettinelli) 411. MF50: 1. Maria Urbani (Pol. Valdagno) 495, 2. Luana Scardellato (Tortellini Voltan Martellago) 469, 3. Maria Ornella Finotto (Tortellini Voltan Martellago) 468,  4. Maria Angela Canella (Venicemarathon Club) 335, 5. Paola De Bei (Venicemarathon Club) 244, 6. Nives Pezzè (Agordina) 144. MF55: 1. Flavia Fiori (Gs Quantin) 495, 2. Emanuela Zanin (Biancazzurra Pettinelli) 469, 3. Luisa Casagrande (S. Giacomo Banca della Marca) 100, 4. Rosanna Possagno (Villorba) 92, 4. Ida Maria Piva (Malo) 92. MF60: 1. Fiorenza Simion (Primiero) 474, 2. Isabella Giudica (Asi Veneto) 200, 3. Guerrina Lazzarini (Tre Comuni) 180, 4. Eugenia Delbarba (Paratico) 100, 5. Angela Pin (Vittorio Veneto) 95, 5. Regina Bortolozzo (Venicemarathon Club) 95.

SOCIETA’: 1. Biancazzurra Pettinelli 201, 2. Venicemarathon Club 185, 3.  Valdobbiadene 112, 4. Voltan Martellago 109, 5. Atl. S. Rocco 96, 6. Riviera del Brenta 93.

Agosto 27th, 2009

Diario trevigiano

a cura di Franco Piol 

Manuel Cargnelli 21”5 super200m.

Bene anche Alex Da Canal. M. Zanatta 4’33”0

  I risultati completi della gara di Cortina del 19 agosto u.s.  ancora non ci sono e li sto aspettando ma, è confermato l’ottimo riscontro cronometrico sui 200m. di Manuel Cargnelli, primatista stagionale con 21”5 manuali, davanti all’amico Francesco Cappellin e al nostro Alex Da Canal, entrambi in 21”8!

Tra le donne è riapparsa la brava Ilaria Cavallin, bentornata!, con un promettente 27”3.

Ancora una gran bella vittoria per Michela Zanatta sui 1500m. in un discreto 4’33”0 di fine agosto, secondo posto per Diego Avon in una “salutare sgambata libera” sui 1500m. in 4’04”2, in compagnia di Mauro Amadio, in 4’05”9.

Ha vinto anche il ragazzino vittoriese Martino De Nardi sui 600m. da 1’41”9, secondo invece l’esordiente Andrea Gasparetto sui 500m. in 1’32”7.

Nella velocità 8”8, sui 60m. piani per Elena Cristofoli Prat e per Sara Brunato, vittoriosa nel lungo con 4,19; 9”8, invece, per Nicolò Benedetti sugli 80m.   

La squadra trevigiana della Jager domina

la tradizionale corsa podistica

“Su e so per i ponti”. 

Dominio degli atleti della Jager di Vittorio Veneto nella XIV edizione della tradizionale corsa podistica “Su e so per i ponti” organizzata, nell’ambito dei “Venerdì di Adria d’estate” dai Podisti Adria, dall’assessorato allo sport, con la partnership dell’Ente Parco e di Adria Shopping. Sui 7,1 km del percorso cittadino, un circuito da percorrere tre volte, i portacolori della Jager non hanno conosciuto rivali. Ben tre, infatti, i trevigiani sul podio in campo maschile mentre tra le donne si è aggiudicata la classica di fine estate l’atleta dell’Assindustria Rovigo, Marina Gorra. Il tradizionale trofeo destinato alle società con più tesserati in gara è stato appannaggio della Salcus di Santa Maria Maddalena (29) che ha superato l’Avis Taglio di Po (26), e l’Assindustria Rovigo (26). Quarta l’Argine Berra con 22. A seguire l’atletica Delta Ferrarese con 18.

Questi i risultati finali categoria per categoria 1) Simone Gobbo (Jager Vittorio Veneto) in 22′ 20″; 2) Christian Cenedese (Jager) 22′53″; 3) Sergio Trinca (Jager) 23′19″.

Uomini (1959 -50) 1) Giorgio Centofante (Gsa Vicenza); 2) Lorenzo Andreose ( Runners Padova); 3) Giuseppe Bozza ( Assindustria Ro). Uomini ( 1949 e precedenti) 1) Renzo Bressan (Avis Taglio di Po); 2) Roberto Orlandin (Salcus); 3) Michele Vanzi (Correre è bello).

Donne (1992 -1960) 1) Marina Gorra (Assindustria Rovigo) in 27′05″ ; 2) Laura Buzzi ( Atletica Estense); 3) Moira Campagnaro ( Asi Veneto); Donne ( 1959 e precedenti): 1) Germana Babini ( Ponte Nuovo Ravenna); 2) Isabella Giudica (Asi Veneto); 3) Dabna Pickova (Invicta Copparo).

Minipodistica. AM (2000 e seguenti) 1) Giulio Quagliato, 2) Andrea Vicentini; 3) Andrea Vianello. BM (1999-96): 1) Federico Mengozzi; 2) Saverio Bovo; 3) Federico Lazzaro. CM (1995- 93): 1) Marco Silvestrin; 2) Filippo Andreose; 3) Manuel Masala. AF (2000 e successivi). 1) Rachele Bovo; 2) Marika Zanella; 3) Sara Schibuola; 4) Eleonora Duse; 5) Camilla Paladino; 6) Sara Girotto; 7) Daniela Piffanelli. BF (1999- 96): 1) Francesca Paladino; 2) Valentina Milan; 3) Alessia Spolladore; 4) Claudia Colombo; 5) Beatrice Andreose; 6) Sara Frimane; 7) Francesca Baruffa. CF (1995-93) 1) Giorgia Mancin; 2) Aicha Lebtana; 3) Silvia Pasqualin; 4)Jessica Baruffa.  

Benincà e Moretton tricolori

(a cura di Rosa Marchi)

Pubblichiamo, scusandosi per il ritardo, le news relativi ai campionati italiani master di corsa in montagna e ai campionati italiani master della 10 km di corsa su strada.

Campionati Italiani master di corsa in montagna

 Il 19 luglio scorso si sono svolti ad Adrara San Martino, in provincia di Bergamo, i Campionati Italiani Master di corsa in montagna. Alla manifestazione, il 17° Memorial Pierluigi Plebani, hanno partecipato circa 700 atleti provenienti da tutta Italia. 

Solo 2 gli atleti veneti sul podio: il vicentino Stefano Bennicà (Atletica Valdagno), dominatore della categoria M40 e la trevigiana Guerrina Lazzarini (Nuova Atl. 3 Comuni), terza classificata tra le MF65. 

Gli atleti veneti sul podio 

MM40: 1. Stefano Bennicà (Polisportiva Valdagno VI) 51’30″

MF65: 3. Guerrina Lazzarini (Nuova Atl. 3 Comuni TV) 1h02’01 

Link al sito della manifestazione con i risultati completi:

[clicca qui - http://www.atleticaparatico.it]

(Nella foto una partenza maschile – tratta dal sito degli organizzatori www.atleticaparatico.it)

Campionati Italiani master 10 km su strada

 A Borgaretto di Beinasco, in provincia di Torino, il 3 maggio scorso si sono disputati i campionati italiani master sui 10 km di corsa su strada. Su un percorso chiuso al traffico da ripetersi 3 volte, sono stati impegnati oltre 1.200 atleti.

Bravissimo, tra gli M45, il trevigiano Moreno Moretton (Atletica Vittorio Veneto) capace di aggiudicarsi il titolo italiano con il tempo di 33’46″. Tra gli MM75 un altro trevigiano, Benvenuto Pasqualini, è riuscito a salire sul podio aggiudicandosi il terzo posto.

 Gli atleti veneti sul podio 

MM45: 1. Moreno Moretton (Atletica Vittorio Veneto) 33’46″
MM75: 3.
Benvenuto Pasqualini (Idealdoor Lib.S.Biagio) 45’40″ 

Link al sito Fidal con i risultati completi della manifestazione:

 [ clicca qui - http://www.fidal.it/2009/COD1934/Index.htm] 

Per segnalazioni scrivi a: rosax@tiscali.it.

Per altre notizie, vai nella sezione Area Master di questo sito:

[clicca qui – http://www.fidalveneto.it/content.asp?contenttype=Area%20Master]

Agosto 26th, 2009

Diario trevigiano

a cura di Franco Piol 

Scritto da Diego Cacchiarelli   
Martedì 25 Agosto 2009 23:26

Facciamo parlare i fatti 

Come anticipato nell’articolo precedente, mi inoltro in un’analisi oggettiva e direi anche piuttosto semplice da capire in cui dimostrerò che gli scarsi risultati dei nostri atleti di questi ultimi anni sono da attribuirsi alla scarsa capacità gestionale da parte dei politici federali che si occupano del settore tecnico.Qui in basso ho costruito una tabella in cui, per ogni edizione del mondiale, evidenzio il Presidente, il CT e i consiglieri delegati al settore tecnico. A questi nominativi ho poi abbinato il numero delle medaglie, i finalisti e di conseguenza i relativi punti acquisiti per ogni edizione del mondiale. 

Sono numeri che parlano da soli:

le peggiori tre edizioni dei mondiali sono state le ultime tre, quelle a guida Arese con Silvaggi e Uguagliati come CT e come consiglieri delegati Morini e Nasciuti.

Di contro e tenendo fuori il mondiale di Roma ‘87 per i motivi che tutti conosciamo, i tre mondiali in assoluto migliori sono stati quelli a guida Gola con CT Pochio e Lenzi e con consigliere delegato Giomi.

L’assoluta identificabilità e contiguità dei tre peggiori e dei tre migliori mondiali non lasciano spazio ad alcuna fantasia interpretativa: quei dirigenti sono stati i più bravi, quelli attuali sono i meno bravi. Torno a sottolineare che pur nella consapevolezza che ogni momento storico ci offre situazioni diverse di atleti, di tecnici, di chi è in forma, di chi è infortunato e altro ancora è comunque lampante che una coerenza statistica come quella evidenziata nella tabella, non è casuale.Se il Coni e i consiglieri federali Fidal hanno davvero a cuore l’Atletica italiana, varrebbe la pena che questi, prima di rinnovare fiducia e sostegno al Presidente Arese e alle sue strategie, dessero uno sguardo a questa tabella. Noi, da parte nostra, per approfondire ancora di più l’argomento e nei limiti del possibile, ci proponiamo di interpellare questi attori, passati e presenti per chiedere loro una testimonianza diretta e precisa di come è avvenuta la gestione del settore tecnico.

Su “Atleticanet” vedi la tabella comparativa

  

Howe: “Dirigenti incapaci.

Poi mi vietano i reality”

 L’azzurro si ribella dopo il no alla “Tribù”. Le facce degli altri sono allegre, le nostre tristi. Ma lo sport non è una caserma. Mi deve guidare chi non sa gestire l’atletica?  

di EMANUELA AUDISIO

   andrew_howe3.jpg 

Niente video. L’atletica azzurra, dopo la brutta figura ai mondiali, mette i suoi campioni in punizione. Anche quelli infortunati. Niente tv per Andrew Howe (in foto andrewhowe.it), saltatore azzurro, andato male a Pechino e assente a Berlino. Non potrà andare al reality “La Tribù-Missione India”, in onda dal 16 settembre su Canale 5. A dire no, all’ultimo momento, con un divieto improvviso è stato il gruppo sportivo militare dell’Aeronautica, ad accordo già firmato. Howe, 24 anni, nato a Los Angeles, cresciuto a Rieti, doveva essere il personaggio principale insieme a Emanuele Filiberto di Savoia. Il contratto gli garantiva tutte le richieste d’atleta: palestra con panca e bilanciere, fisioterapista, medico, 30 minuti di telefonate gratis con il tecnico ogni due giorni, cibo speciale, dieta, carne magra bovina, due volte a settimana. Howe, è dispiaciuto?
“Sì. Se potessi campare mangiando la sabbia lo farei, ma non posso. Per me era anche un’opportunità economica, visto che mi hanno dimezzato la borsa di studio. Tra l’altro io mi devo operare al tendine e sarei andato in India convalescente, non perdevo grandi giornate di allenamento. In più avrei dato visibilità all’atletica, visto che a Roma l’ultima volta mi hanno preso per un tennista. Si vede che devono trovare un colpevole alla figuraccia fatta dall’Italia a Berlino, nemmeno una medaglia, al contrario del nuoto. Allora come i bambini puntano il dito sugli altri, scaricano la colpa su di me, infortunato da due anni. Non lo trovo il massimo dell’eleganza. Se sono malato, lo devo a loro, che hanno fatto finta di niente, né si sono degnati di farmi un colpo di telefono”.

Che fa: accusa?
“Ho fatto esattamente quello che mi hanno detto di fare, ho accettato i loro programmi, ho seguito i loro consigli. Sono rientrato troppo presto e a Mosca mi sono fatto male. Ora mi colpiscono alle spalle, mi attaccano dopo che ci eravamo messi d’accordo, io non ci sto. Si comportano come maestri di un vecchio collegio: zitti e obbedire. Ma lo sport non è mica una caserma. Avete visto le facce degli altri? Di quelli che vincono? Allegre e divertenti, le nostre sempre tristi e penose. Viviamo nel dramma. E’ un problema di approccio mentale, da noi manca la serenità, la leggerezza. Tutti sono sempre pronti a scannarti, così l’atleta ha paura, dell’allenatore, della stampa, della società, di ogni ombra. La frase preferita è: il tizio è irriconoscibile. Oggi sei un dio, domani un somaro”.

Dicono che si dovrà dare una regolata.

“Ma se la diano loro, federazione e Coni. Io finora sono stato troppo buono. Avessi fatto di testa mia, mi sarei trasferito in America e avrei gareggiato lì. Anzi, già che ci siamo: perché dovrei farmi gestire da loro, visto che non riescono a gestire l’Italia? Dove sono i loro buoni risultati? Fanno teoria, ma la pratica? Io sono supervisionato da quattro persone: da Claudio Mazzuffo per i salti, dal coordinatore Nicola Selvaggi, da Carmelo La Cava per i pesi, e da mia madre René. Mi hanno imposto di non puntare più sulla velocità. Peccato che ai mondiali l’americano Phillips sia tornato a vincere proprio curando lo sprint. Allora sapete cosa vi dico? Io dall’anno prossimo corro 100 e 200 metri, perché ho voglia e passione di far girare le gambe, e vediamo chi mi ferma. Oh, io da junior facevo 20″28″.

Si lamentano che il centro federale di Formia sia deserto.

“Un atleta ha il diritto di stare dove vive e si allena meglio. E per me non è Formia. Per carità, nessun problema, se devo andarci in ritiro per una settimana. Adoro Formia, ma non è casa mia, né mai lo diventerà”.
In più Bolt vuole provare il lungo.
“Lo ammiro, ma è meglio che non ci provi. E’ una specialità troppo traumatica, e con la sua velocità d’entrata che sarà di 12 metri al secondo, rischia di mettere male il piede. Ora pare che Bolt non abbia più confini, sui 400 gli accreditano 41″. Magari quel tempo ce l’ha nelle gambe, ma non sarà semplice farlo, sempre che ci provi. Quanto al salto in lungo, li lasci a me i 9 metri. Però applaudo i paesi caraibici, sono stati capaci di valorizzare i loro atleti, di farne davvero degli ambasciatori”.
E l’Italia invece?
“Li disprezza i suoi atleti. Li usa quando fanno comodo, poi se ne sbarazza. Non mi risulta che Schwazer, io e tanti altri, siamo mai stati usati per campagne di sensibilizzazione, per fare arrivare più giovani all’atletica, nessuno ci ha mai chiesto di andare nelle scuole o di pubblicizzare il nostro sport. Come li porti i giovani in pista, se non sai nemmeno dove trovarli? Ma per l’atletica italiana il grande peccatore sono io, così niente tv e niente guadagno. Io però non faccio il calciatore, non ho il portafoglio gonfio, non ho contratti da 8 milioni di euro a stagione. La differenza tra me e chi mi accusa è che io la fame l’ho fatta per davvero, so cosa si prova, invece loro no. Io me la ricordo ancora mia madre che metteva duemila lire nella Bibbia, era tutto quello che aveva. E lo stress economico non fa bene a uno sportivo”.
Deluso?
“Molto. Dai finti buoni che si rivelano veri cattivi. Da chi mi dice che sono come un figlio per lui. Evitasse, ho madre e padre. Io voglio solo tornare a correre, sorridere, e regalarmi qualche soddisfazione. Del fallimento dell’Italia mi dispiace, ma io non c’entro”. Fonte: repubblica.it
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Da “ WEB Atletica”

  

Italia: Ma Arese ha fatto sei al Superenalotto?

 Porca vacca: cerchiamo tutti il vincitore multimiliardario a Massa Carrara, ed invece era lì, davanti a tutti, in diretta Tv da Berlino col musone triste a difendere ancora una volta la sua Italia, e il fatto che non siamo la Nuova Zelanda (che porta 5 atleti e vince un oro… che culo!) ma la sfortunata Italia. Già perchè “qualche medaglia” (due o tre secondo le previsioni) la potevamo portare a casa, perchè no? Però purtroppo, per una tacita legge statistica, quando si vive sempre sui numeri bassi (uno, due, uno, due…) può capitare che arrivi lo zero. E allora sono guai. Così ecco il sei milionario di Franco Arese: non penso che esista al mondo un altro presidente di una federazione sportiva dal passato tanto blasonato, che riesca a portare un intero mondo sportivo tanto in basso con inusitata cadenza periodica e nonostante questo riesca sempre ad essere riconfermato (o a non mettersi quanto meno in discussione… poteva almeno far finta di dimettersi, no?). Se non è un sei questo?!! Comunque sia, quella di Berlino non è una sconfitta di un solo uomo, Franco Arese. E’ la sconfitta, come dicevo l’altro giorno, dell’intero sistema-Italia dell’Atletica leggera: quello voluto ed incarnato non solo dallo stesso Arese, ma da una bronto-oligarchia composta da una commistione tra alcune società sportive civili e alcuni dirigenti federali che già nel 2004 aveva favorito la sua prima elezione, e che, incredibilmente, nonostante quattro anni di schiaffoni e bastonate mondiali ed olimpiche, ha fatto in modo di essere perpetrata per altri 4 anni. Omicidio preterintenzionale o omicidio volontario? Diciamo colposo all’inizio, preterintenzionale durante, decisamente volontario negli ultimi due anni.
Ma non vi fanno ridere le estrapolazioni numeriche che come avevo pronosticato, avrebbero provato che la trasferta tedesca sarebbe stata positiva? 22 punti, contro i 19 di Helsinki: addirittura più finalisti che a Pechino. Un trionfo dell’atletica italiana!
Ragazzi, su dai, non ci prendete in giro: a Helsinki e Pechino il presidente era ancora Arese, o sbaglio? Arese allora ha fatto meglio di Arese? Ridicolo. Se poi in Fidal vogliono fare il conto dei punti, tanto per trovare qualche aspetto positivo, fate pure questo: il totale dei punti ottenuti, diviso quello degli atleti schierati a Berlino: allora sì che si ottiene lo spessore statistico di una nazione. Quindi 22 diviso 35: viene fuori un numero con uno zero/virgola davanti. Bravi! Se poi anche il Prof Uguagliati, DT dell’armata brancaleone e persona molto intelligente, si presta al giochetto di salvare il salvabile senza utilizzare quei toni tipicamente giapponesi di profonda prostrazione che, pur non dando soddisfazione alla platea, saziano la sua sete di sangue ingraziandoti il pubblico, vuol dire che è proprio una Federazione che gira male. Per Ugugagliati la trasferta è stata “appena sufficiente“… Dai, su! Si stanno paragonando risultati ottenuti in una manifestazione, con altre manifestazioni che a suo tempo erano state già definite fallimentari. E il filotto di manifestazioni fallimentari, scusatemi se sbaglio, è iniziato proprio nel 2005: chi era allora che guidava la baracca?
Meriterebbe 10 Schwazer per essere stato l’unico a dirlo: “mi vergogno per quello che ho fatto“. No, Alex, tu non ti devi proprio vergognare di nulla, anzi. E’ l’umiltà che completa il campione: è quell’aspetto che ti mancava per consacrarti. Piuttosto: è pensare che un intero gruppo di persone viveva esclusivamente sulla sua medaglia scontata che deve fare vergognare qualcun’altro.
Tornaimo a noi. L’
obiettivo nemmeno tanto nascosto del 6° mandato Arese (in Giappone, paese patria dell’onore, al suo posto si sarebbero già dimessi 4 volte, poi aggiungeteci le due rielezioni…) sarà la medaglia ad ogni costo. Dalla sua parte avrà anche il CONI di Petrucci che pur bacchettandolo pubblicamente, lo incensa per la sesta volta, perchè è una persona seria, un manager (ma Petrucci quanto sa di quanto è cambiata l’atletica in meglio in Italia negli ultimi anni?). Vabbè: Arese-sei. Era un mezzofondista di prima classe, abituato a resistere tanto.
Sono un pò inquieto, però, lo confesso. Mi inquietano le dichiarazioni di Arese. Non mi fanno star tranquillo. Si va di fretta:
servono risultati subito! Così in questo ri-programmare tutto il baraccone Fidal verso l’obiettivo, tutto il resto (chiaramente) verrà momentaneamente abbandonato. La scuola dà fastidio solo a sentirla nominare: sempre ’sta scuola e ’sti giochi della gioventù! Insomma, non si può “pretendere la luna“! I passi da fare lui li ha fatti, (sembra voler dire) e poi, scusate, se l’Italia deve vincere le medaglie nel 2012, chi diavolo esce dalla scuola ed in così poco tempo (solo 3 anni!) riesce ad essere quel Campione che si impone domani alle Olimpiadi? Nessuno, chiaro. Perdiamo tempo. Perdiamo tempo.
Quindi presumo che la scuola non sarà più una priorità. Presumo ancora che si concentreranno su quello che hanno adesso: lasciano ai posteri “
stupidate” come la diffusione dell’atletica (evidentemente la Federazione di Atletica si è dimenticata della missione educativa di questo sport, prima ancora che di pubblicità relativa alle medaglie), a coltivare un campione statistico che permetta di trovare periodicamente 4/5 campioncini ogni 3 o 4 anni. Chissenefrega!! Medaglie, medaglie… parlano solo quelle (del resto la citazione sulla Nuova Zelanda e la sua medaglia d’oro è sintomatica).
Quindi, si rimboccherano le maniche. Chi? Mah: chissà chi laddentro ci mette delle idee, chi invece è lì solo per rappresentare sè stesso, e chi, invece, semplicemente dorme aspettando di farsi qualche trasferta in carrozza.
La mia inquietudine diviene terrore cieco quando si tirano in ballo
le società sportive militari. ANCORA LORO?? Sì, sì, ancora loro. E quando qualcuno della Fidal parla di loro in termini negativi (sulla Gazzetta mi sembra che si parlasse del fatto che ci sono fenomeni di statalismo da combattere all’interno dei vari gruppi militari) c’è probabilmente qualche progetto di ulteriore limitazione. Non vorrei essere nei panni di qualcuno di quegli atleti cui si abbatterrà quest’altra mannaia. E non oso pensare a cosa si possa tradurre questo cattivo “pensiero” di Arese. Io dico solo questo: in assenza di capitali che investano sull’atletica in maniera stabile e duratura, lo Stato rimane l’unico sponsor che possa permettere un’attività sportiva di vertice. C’è chi dice che non si dovrebbero pagare gli atleti, visto che sono soldi dei contribuenti. Io che inizialmente la pensavo così, mi sono ricreduto: lo sport è veicolo di un messaggio positivo. Un atleta che vince (pensiamo alla Vezzali) è un investimento d’immagine. Porta i giovani ad avvicinarsi allo sport. Se poi abbracciano quello sport, il più è fatto: lo Stato ottiene dei cittadini più predispoti a rispettare le regole. Vi pare poco?
Comunque sia: e le squadre civili? Intoccabili, come sempre. A loro tutto è dovuto, ed in cambio non sembra che riescano a fornire molto materiale umano o che riescano a sovvenzionare un atleta per renderlo sufficientemente indipendente. Evidentemente se non le si tocca, è perchè hanno dato qualcosa… in cambio di qualcos’altro. Sembra impossibile e poco logico pensare al contrario.
Mi permetto:
la politica del risultato ad ogni costo, nel passato, ha prodotto delle aberrazioni. Porcherie, chiamiamole così. Non staremo prendendo quella strada?
In quest’ottica concentriamoci solo su una cosa. Le medaglie. 20 atleti, sembrerebbe. Super-atleti. Concentriamoci su quelli. Paghiamoli, assisitiamoli. Coccoliamololi. Ma… Signor Presidente, e il resto dell’atletica italiana?
Chissenefrega! Scusi, i cadetti, gli allievi…i master… Chissenefrega!
Ma scusi, signor Presidente, ma il frutto del lavoro dei suoi precedenti 5 anni
dov’è finito?
Mi spiego meglio: molti dei più grandi atleti assurti sul palcoscenico mondiale hanno un’età tra i 20 e i 23 anni. Vuol dire che nel momento in cui Arese si insediò (5 anni fa) avevano 15, 16 o 17 anni: i cadetti o gli allievi o massimo junior di quegli anni della prima incoronazione. Secondo voi, non c’è stato un solo talento italiano in quesi 5 anni tale da potersi vedere su un palcoscenico mondiale da protagonista? Se ci sono anche stati si sono probabilmente persi o non valorizzati. Magari umiliati, inseriti in progetti che in realtà erano solo “elargizioni” di denaro senza costrutto.
Togliamo poi la specialità della marcia dalle more dai successi da lui previsti, in quanto rappresentativa di un mondo a sè stante nel panorama atletico italiano. La Di Martino preesiteva all’avvento di Arese. Gibilisco preesisteva all’avvento di Arese. la Cusma preesisteva all’avvento di Arese. Ciotti preesisteva all’avvento di Arese. Ma chi cavolo ha portato Arese a Berlino che è frutto di una sua azione di crescita e “semina”? Poi c’è Howe… che storia triste. Triste per il ragazzo Andrew, più che per l’atleta Howe. Viene trattato al pari di un oggetto, una magic box che sembra che tutti vogliano usare e sfregare a loro piacimento. Adesso Arese ci va pure a muso duro: si decida, perdinci!! Ma lui, il suo sentimento? Ma si diverte ancora così? Ma è sport questo? Se mai leggerai queste righe, Andrew, posso suggerirti una cosa: vattene da questo mondo, e vivi la tua vita come tu credi. Suona, canta, sii felice. L’Italia atletica non deve essere una persona infelice. Se invece ti diverti ancora, fai quello che veramente vuoi e che ti diverte veramente. E manda a quel paese quelli che ti mandano a correre in una specialità quando per tutta una stagione ti sei preparato per un’altra.Per concludere: nel post elezioni federali, si vociferava che pur sorpresi dall’elezione bulgara, per consolarci ci si diceva che qualche volto nuovo era entrato. Qualche ventata di novità ci sarebbe stata. Dubitavo già allora, a ragione, figurarsi adesso. Non una voce fuori dal coro. Almeno: non si sentono e non si vedono. E così ho avvalorato ancora una volta la mia tesi che nelle organizzazioni umane, se si sostituisce un ingranaggio con un altro, a meno di essere dei rivoluzionari con la volontà di apportare novità che prima inceppino il sistema e poi lo facciano girare in un altro modo, si entra in sintonia con tutto il resto dell’ingranaggio. Come sostituire una rotellina in un orologio. Ne metto una nuova, e l’orologio gira come prima. Dove sono finiti, quindi, tutti questi “nuovi”: semplicemente sono diventati parte di questo sistema triste cui non gliene frega nulla dell’atletica, ma solo che Alex Schwazer vinca le medaglia e che una ventina di atleti trovati e cresciuti da altri ottenga più di 22 punti al prossimo appuntamento mondiale. E comunque, si cambia per non cambiare, o no?
Bolt ha dimostrato una cosa: l’atletica e lo sport sono anche gioia, falicità: laddentro c’è solo molto tristezza.
Poveri loro.

Agosto 26th, 2009

Diario trevigiano

a cura di Franco Piol

Scritto da Simone Proietti   
Lunedì 24 Agosto 2009 10:38 

 L’ITALIETTA MONDIALE

 berlino-italia.jpg  

L’Italia torna da Berlino a mani vuote, l’onta delle zero medaglie è ora realtà. Qualche sprazzo di luce si è visto, ma non si può sorvolare sulle condizioni precarie di diverse prime linee, segno che qualcosa da noi non sta funzionando. Il punto tecnico sul Mondiale italiano. Che l’atletica intercontinentale sia un palcoscenico difficile più di altri sport non siamo i primi a scoprirlo, ma essere sbattuti con tanta forza al suolo dopo i voli pindarici di quest’inverno agli Euroindoor di Torino fa male e non poco. Vedere la Nazionale tornare a casa senza medaglia alcuna è un’immagine desolante, che rattrista e riporta sulla terra a pochi mesi dal bel bottino di medaglie rimediato nella kermesse continentale coperta. Si sa, un Mondiale non è un Europeo indoor, qui le forze in campo sono nettamente più poderose, ma finire senza piazzamenti sul podio allontana ancora di più il nostro movimento dai fasti di un passato ormai remoto. L’Italia non sa più vincere, non sforna più campioni, o è solo una coincidenza di eventi? Forse entrambe le cose, e senza scendere negli aspetti politici stavolta non è bastata neanche la santa marcia a salvare il carrozzone. Tutto era iniziato con una delle spedizioni più contenute mai partite alla volta di un Mondiale, per concentrare il più possibile le forze della nostra atletica.Proprio la marcia doveva essere il settore più competitivo ed in effetti sulle strade di Berlino alcuni marciatori azzurri male non sono andati. Ottimo inizio con il quarto posto di Rubino, al termine di una gara autoritaria, poi piazzamento dignitoso per De Luca nella 50 km. A tradire sono stati i marciatori più attesi, ossia gli ori olimpici Ivano Brugnetti e Alex Schwazer, fuori gara anzitempo per motivi diversi, ed Elisa Rigaudo solo nona dopo il bronzo dello scorso anno. Non me la sento di far loro una colpa, incredibili macinatori di chilometri che già tanto hanno dato alla maglia azzurra, si sa che ripetersi ai vertici in questo tipo di discipline è cosa rara e più difficile che altrove. Però il fallimento di tutti e tre sulle rispettive distanze è innegabile, con l’altoatesino parso l’ombra del trattore di un anno fa a Pechino. Una contro prestazione per la quale vale la pena riflettere per un campione forse non adeguatamente protetto dall’assalto mediatico-successivo-al-suo-oro-olimpico.Brava è stata ancora una volta Antonietta Di Martino, ai piedi del podio in una gara di alto tutt’altro che semplice. La campana ha confermato di essere tra le migliori al mondo delle ultime stagioni, e per finire sul podio avrebbe dovuto saltare ai limiti delle sue capacità.Ottima prova poi l’ha data Elisa Cusma negli 800, autrice praticamente di due finali, prima con una gara di semifinale coraggiosa e autoritaria, poi con la finale vera e propria, seguendo il gruppo tirato dalla sudafricana Semenya. Alla fine ne è arrivato un sesto posto con personale stagionale e l’unico rammarico di vedere la britannica Jenny Meadows, ampiamente alla sua portata nel corso della stagione, centrare il bronzo, segno che quel podio non era poi cosa impossibile. Lei lo sa bene e da questo derivano le parole di delusione nelle interviste a caldo, insomma-il-solito-concentrato-di-grinta.

Hanno fatto il loro dovere capitan Nicola Vizzoni e Clarissa Claretti, entrambi in finale di martello, al contrario di una Salis da sufficienza risicata, mentre decisamente buono è stato il comportamento di Matteo Galvan sui 400, approdato in semifinale con il nuovo personale.

Nel salto con l’asta ha fatto piacere rivedere Giuseppe Gibilisco voglioso di saltare e finalmente in condizioni dignitose sia fisiche che mentali. La cura del nuovo coach Gennady Potapovich ha fatto effetto, il passaggio in finale del siciliano è evento che non accadeva da diverso tempo. Il 5.65 saltato nella finale ed un tentativo a 5,80 per nulla velleitario fanno pensare che il campione sia sulla buona strada per avvicinare i livelli prestigiosi di 5-6 anni fa. Gibilisco non ha perso tra l’altro l’occasione per togliersi qualche sassolino, con parole taglienti nei confronti di chi ancora è seduto su poltrone che contano gli ha voltato le spalle nei momenti bui-della-sua-carriera.

Buon Mondiale anche per Silvia Weissteiner, autrice di una bella gara sui 5000, corsa raschiando il fondo del barile per concludere in un confortante settimo posto finale. Impresa da evidenziare in un settore che presenta sempre meno spazi. Ne sanno qualcosa Daniela Reina, Christian Obrist, Lukas Rifeser e Daniele Meucci, poco più che comparse nelle rispettive gare. Non che i ragazzi non abbiano mancato di impegno, ma qualcosa in più ci poteva stare per quanto con certi fenomeni mondiali in giro ci sia poco da fare. Piuttosto attendiamo l’esordio di Meucci in maratona, disciplina stavolta desolatamente priva di rappresentanti azzurri, dopo il forfait-in-extremis-di-Ruggero-Pertile.

Una nota dolente e sempre più eloquente, l’assenza di un successore di Stefano Baldini e la mediocrità di un settore che fino a poco tempo fa era prestigiosa scuola fanno pensare parecchio. Possibile che la maratona italiana non sforni più nessuno capace di competere in un Mondiale? Certo mancava Anna Incerti, la migliore rappresentante azzurra tiratasi fuori per scelte proprie, ma quale altro nome vi viene in mente che fosse in grado di lottare per una medaglia?

Gare deludenti sono arrivate sia da Chiara Rosa nel peso che da Elena Romagnolo nei 3000 siepi, entrambe lontane dalle loro prestazioni e fuori subito sin dai turni di qualificazione. Stessa cosa dicasi per i saltatori del triplo, tutti ampiamente al di sotto delle loro possibilità. Da distinguere in quest’ultimo caso Fabrizio Donato, coraggiosamente a Berlino senza neppure aver gareggiato dall’oro europeo indoor di marzo, bloccato dal famoso infortunio pettorale. Male invece sia il talento Daniele Greco, praticamente in viaggio premio, e Schembri, purtroppo parso distante dalle condizioni che gli fecero superare ampiamente i 17 metri qualche settimana addietro. Discreto Giulio Ciotti capace di conquistare una finale di alto, sia pur senza varcare mai la barriera dei 2,30 che invece fu la porta d’ingresso per entrare nell’aereo in direzione Berlino. Tutto sommato positiva anche l’avventura di Anna Giordano Bruno, esclusa per un soffio dalla finale di asta, confermando che le misure da record italiano non sono un caso.

Luci e ombre le hanno riservate i velocisti: piuttosto insipide le prestazioni individuali, ottimi i riscontri in 4×100. Non è arrivato il record italiano ma la squadra ha convinto, così come le scelte, criticate da alcuni, di Filippo Di Mulo. Inserire Roberto Donati in prima frazione ha premiato il tecnico siciliano, che ancora una volta ha dato dimostrazione di saper vedere oltre e di riscuotere apprezzamenti importanti dal gruppo. Il sesto posto della finale soddisfa, anche perchè il podio era davvero lontano. Assieme al giovane rappresentante dell’Esercito, Simone Collio, Fabio Cerutti e Emanuele Di Gregorio hanno confezionato due buone gare, difficile aspettarsi-qualcosa-di-meglio.

Situazione diversa per la 4×400 femminile, lontana dagli obiettivi prefissati e con una Grenot incapace di spiccare il volo in un Mondiale che non le ha regalato grandi soddisfazioni. La cubana di Roma non ha entusiasmato neanche nella gara individuale e l’impressione è che il picco di forma sia stato tarato non al meglio dal suo staff. Da un’altra azzurra di origine caraibica è arrivata l’ennesima prestazione incolore: Magdelin Martinez è stata incapace di atterrare-oltre-13,87,-misura-davvero-mediocre.

Ma le delusioni peggiori di questa trasferta azzurra sono arrivate addirittura prima della partenza per Berlino: le disdette di due punti di forza come Andrew Howe e Claudio Licciardello suonavano già come campanello di allarme per una gestione tecnica che ha mostrato più di qualche crepa. Così è capitato che mentre il sudafricano Godfrey Mokoena, rivale più volte battuto da Howe in carriera, vinceva l’argento con 8,47 all’Olympiastadion, l’azzurro se lo doveva guardare davanti alla tv. Mettetela come volete ma il dato di fatto è che l’Italia sta perdendo un campione, uno che due anni fa si stava giocando l’oro mondiale ad Osaka. Quei tempi sembrano lontani anni luce, di chi la responsabilità? Probabilmente questo di Andrew Howe è l’esempio più lampante della confusione gestionale e dell’incapacità di amministrare del nostro settore tecnico federale, che a giudicare dai fatti sono anche aumentate-dopo-le-ultime-elezioni.

Lo stesso forfait di Licciardello fa pensare. Appena qualche mese fa il quattrocentista siciliano era il trascinatore della squadra agli Europei indoor. Da quei giorni gloriosi di inizio marzo poi di Licciardello si è persa ogni traccia, non più una gara con il tendine d’Achille a far sempre più male. Possibile che la situazione non si potesse raddrizzare per tempo? Per certi versi sembra una storia fotocopia di quanto accaduto a Barberi la stagione scorsa, anch’egli scomparso ed ora ombra di se stesso. Speriamo che per Licciardello il peggio sia passato, anche lui è un patrimonio fondamentale per la nostra atletica, non possiamo permetterci di perderlo per strada.

Infine, mi dispiace, ma nella squadra azzurra in questi Mondiali non mi sembra sia trapelata unione nè tanto meno concertazione di obiettivi e risultati da raggiungere. Ogni settore sembra andare per suo conto, manca umiltà di apertura verso le scuole di altre nazioni e persiste un certo ristagno di idee e metodi, conseguenza del fatto che anche all’interno dei nostri confini si parla poco e si preferisce trincerarsi dentro il proprio campo di allenamento.

Al di là delle zero medaglie conquistate il dato tecnico più desolante a mio parere è il seguente: solo Matteo Galvan e De Luca hanno migliorato il proprio personale, mettiamoci anche Rubino che l’ha sfiorato, troppo poco lo stesso per pensare ad una spedizione positiva. Molti atleti sono arrivati a Berlino in condizione di forma approssimativa, praticamente già con la consapevolezza di non potersi migliorare. Un Mondiale non può essere affrontato in questo modo. Il prossimo anno l’appuntamento più importante sarà quello degli Europei a Barcellona, l’occasione giusta per correggere certi errori e riprendere quota sulla spinta dei nostri migliori atleti. Riflettete tutti dirigenti dell’atletica italiana ed agite con intelligenza prima che sia davvero troppo tardi. 

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Dal “GAZZETTINO” 

«Atletica, fallimento senza precedenti»
Salvatore Bettiol caustico dopo il disastro azzurro ai Mondiali di Berlino: «Tutto da rifare»
 
                                                                                        bettiol.jpg

Volpago
      Il mondo corre, l’Italia cammina. A passo lento, anche un po’ malfermo. I Mondiali di Berlino ci hanno consegnato un’atletica da terzo mondo sportivo. Il triplice zero nel medagliere è uno sfregio alla passione di un movimento che alla base, nonostante tutto, resta vivace, ma fatica tremendamente a rapportarsi con il resto del pianeta.
      Tra le mille voci deluse, anche quella dell’ex maratoneta Salvatore Bettiol, classe 1961, due Olimpiadi e tre Mondiali vissuti spesso in prima fila in un momento storico - gli anni ’80 e ’90 - in cui l’atletica italiana vinceva molto più di adesso.
      - Bettiol, l’atletica italiana a Berlino ha offerto un rendimento ai minimi storici: sorpreso?
      «Sorpreso, sì. Che la situazione fosse difficile, lo si sapeva. Ma che la crisi fosse così profonda, non me l’aspettavo. Speravo nella marcia, in altri exploit: un fallimento senza precedenti. Serve un deciso rinnovamento, ma questa Federazione non ha voglia di cambiare: mi sembra più vecchia di quella che l’ha preceduta».
      - Cos’è cambiato rispetto ai suoi anni?
      «Ci allenavamo molto più di quanto succede oggi e avevamo obiettivi chiari: ad un Mondiale si andava per provare ad essere protagonisti. A Berlino ho visto troppi atleti appagati. Il loro obiettivo l’avevano già raggiunto: esserci».
      - D’accordo con chi ritiene che uno dei grandi mali della nostra atletica sia lo strapotere dei gruppi militari?
      «Lo stipendio sicuro annacqua quella specie di sacro fuoco che ti spinge a voler arrivare a tutti i costi. Ormai l’atletica di vertice, in Italia, è solo quella delle società militari. Non c’è più spazio per i sodalizi civili, che poi sono quelli che dovrebbero fare reclutamento sul territorio»
      - L’atletica sconta anche la lontananza dal mondo della scuola.
      «L’atletica resta una grande palestra per qualsiasi disciplina. Ma mi chiedo quale capacità d’attrazione possa avere sui giovani d’oggi. E non solo per l’assenza di successi: abbiamo tanti scienziati, ma poche persone in grado di trasmettere la passione per la disciplina»
      - Quali responsabilità ha la Fidal?
      «La federazione soffre di immobilismo. Non investe sui tecnici, che, in ambito federale, sono sempre gli stessi da trent’anni a questa parte. Sono persone che hanno dato tanto al movimento, ma non hanno saputo, o voluto, creare una scuola».
      - La maratona è una delle specialità più in crisi.
      «Non si è sfruttato a dovere l’effetto della vittoria olimpica di Baldini: quel risultato è stato un punto d’arrivo, mentre doveva essere un punto di partenza. Agli incontri di programmazione tecnica, ai quali partecipo con Bruna Genovese, vedo poca chiarezza e la costante difesa di interessi di parte: o fai parte di un gruppo e ne sposi sino in fondo le scelte, o non sei nessuno. Neanche ti chiamano ai raduni».
      - A proposito della Genovese: Bruna è una di quelle maratonete che avrebbe potuto partecipare ai Mondiali e ha rinunciato.
      «Non c’erano i presupposti per correre a Berlino. Di fronte alla costante sottovalutazione di Bruna da parte della Federazione, abbiamo preferito fare altre scelte: una maratona a fine anno e poi punteremo agli Europei del 2010».
      - Lei è consigliere regionale della Fidal: non le interessa un incarico a livello nazionale?
      «In una vigilia importante mi sono ritrovato a tagliare le canotte delle atlete perché la federazione aveva fornito le taglie sbagliate. All’Olimpiade di Atene, dove la Genovese è giunta decima, sono dovuto andare a mie spese. L’atletica è una passione, ma in tante cose non mi riconosco più. Mi piacerebbe impegnarmi di più a livello dirigenziale, provare a cambiare qualcosa, magari a partire dal Veneto. Il ruolo di tecnico? Con Bruna ho fatto un patto: la seguirò sino all’Olimpiade di Londra, la mia carriera di allenatore finirà lì».

Fabio Bernardi

trionfa nella Prealpi Marathon

  

(a cura dell’ufficio stampa della Prealpi Bike-Run Marathon)

Fabio Bernardi nella corsa a piedi e Matteo Fabbri nella marathon mountain bike: sono questi i vincitori della 5. edizione della Prealpi bike run marathon, l’evento sportivo che unisce due discipline, la mountain bike e il podismo, e che si è disputato questa mattina a Mel per l’organizzazione del Comitato Prealpi bike run marathon, in collaborazione con Gs la Piave 2000, Treviso Marathon, Consorzio Pro Loco Sinistra Piave, Comunità Montana Valbelluna, Polizia di Stato. Bettini bike, Associazione Bellunese Volontari del Sangue e Tds. 

Per Bernardi, trevigiano portacolori dell’Atletica Vittorio Veneto, questo è il secondo successo alla Prealpi marathon: si era infatti già imposto nel 2006. Oggi ha fatto gara di testa fin dall’inizio, accumulando un buon vantaggio nella prima parte del tracciato (26 km da Malga Montegal a Mel) e controllando nella seconda. Alle sue spalle un altro trevigiano, Andrea Zanatta, mentre sul terzo gradino del podio è salito il bellunese Loris Basei, autore di un notevole recupero nel finale.

Tra le donne il successo è andato a Manuela Moro, bellunese dell’Atletica Dolomiti.

                                                  bernardi_fabio-mel.jpg 

La prova in mountain bike (60 km da Mel a Mel, prova inserita nel circuito “Serenissima Coppa Veneto”) ha visto grande protagonista il team Adv Corratec che ha piazzato sul primo e secondo gradino del podio Matteo Fabbri e Walter Costa: i due atleti hanno tagliato il traguardo mano nella mano. Distanziato di oltre 4’ a salire sul gradino più basso del podio è stato Mauro Rampin. Tra le donne il successo è andato a Paola Maniago. Ma la 5. edizione della Prealpi bike run marathon, che prima di ogni partenza ha osservato un minuto di silenzio in ricordo delle quattro vittime dell’incidente occorso ieri a Cortina all’elicottero del Suem, è vissuta anche sugli eventi non competitivi: il Trofeo del Donatore, vinto da Lucio Sacchet, e la prova di nordic walking. “Complessivamente abbiamo avuto al via quasi 900 concorrenti, ai quali dobbiamo aggiungere i 153 ragazzini del duathlon di ieri: si tratta di una partecipazione buona che ci fa archiviare in maniera positiva anche questa 5. edizione – commenta Piero Bassanello, presidente del comitato Prealpi bike run marathon – Buona è stata la risposta anche del pubblico, numeroso sia lungo il percorso che all’arrivo. Per il territorio della Sinistra Piave questa gara si è confermata un’occasione promozionale importantissima. Un grazie agli oltre 400 straordinari volontari che hanno contribuito all’evento in maniera determinante”.

LE GRADUATORIE DELLA GARA PODISTICA

Uomini: 1. Fabio Bernardi (Atletica Vittorio Veneto) 1h48’06″; 2. Andrea Zanatta (Playlife) 1h49’07″; 3. Loris Basei (Atletica Valdobbiadene) 1h49’45″; 4. Ivan Geronazzo 1h49’58″; 5. Federico Pat (Sc Valdobbiadene) 1h51’08″; 6. Leonardo Poser (Atletica Vittorio Veneto) 1h56’43″; 7. Adriano Pagotto (Atletica Vittorio Veneto) 1h58’23″; 8. Marco Scola (Giro delle Mura) 1h59’39″; 9. Mauro Benotto (Mercuryus) 2h01’24″; 10. Manuel Sommacal (La Piave 2000) 2h01’39″.  

Donne: 1. Manuela Moro (Atletica Dolomiti) 2h14’38″; 2. Lisa Borzani 2h18’13″; 3. Sara Tomè (Atletica Vittorio Veneto) 2h22’46″; 4. Monia Gatto 2h27’11″; 5. Michela Rizzotto (Team runner Zanè) 2h31’14″.

Agosto 25th, 2009

Diario trevigiano

a cura di Franco Piol 

Sacile

ci regala il 10,82 di Laura Ortolan, nel peso da 3kg

Antonio Fent

secondo con 62,49; Filippo Gobbi 1000m. a 2’56”20

  Alla Sagra degli Osei di Sacile bella serata in pista con giovani e giovanissimi.

Brava Laura Ortolan che  si è portata nel peso da 3 kg. a 10,82, dopo aver corso gli 80m. in 11”18.

Secondo Antonio Fent nel giavellotto con un lancio a 62,49; buoni i 1000m. di Filippo Gobbi, giunto secondo in 2’56”20, davanti a Denis Vettorel, 3’00”76 e a Lorenzo Marchese, 3’02”90.

Velocità così, così con Fabio Ferrario, 11”86 nei 100m dove Arianna Segat ha corso in 14”25; 60 metri per Elena Cristofoli Prat in 9”06 e per Agnese Tozzato in 9”18; 8”01 nei 50m. per Chiara Bortolus che, però, ha vinto alla grande il salto in lungo con 4,26; nota per Laura Peruch, 50m. in 8”56 e per Alberto Battistuzzi, 60m. in 8”70.

  

L’EQUAZIONE FIDAL

  fidal.jpg 

Dirigenti mediocri che elaborano progetti mediocri che producono risultati mediocri. Questa è l’equazione Fidal. Lasciate perdere le chiacchiere i fatti sono questi: torniamo da Berlino  con una posizione imbarazzante nel medagliere ma ciò che più preoccupa è che questi risultati non sono che il prodotto ultimo (e previsto) di un’inconsistenza politica raggelante.

Alla mediocrità della gestione tecnica dedicherò il prossimo intervento qui, invece vorrei evidenziare la mediocrità della gestione politica nelle altre situazioni extra-agonistiche.
Non serve rovistare in nessun cassetto segreto per dimostrare quanto affermo; mi limiterò ad evidenziare quello che è già di pubblico dominio. Mi riferisco ad esempio alla mancata approvazione da parte del Coni del regolamento GGG, alla gestione di Andrew Howe e a “l’affaire Collio“. Qualche considerazione.

Questione Gruppo Giudici Gare: La Fidal decapita i vertici GGG e nomina un commissario al quale chiede di riprogettare il nuovo corso del gruppo giudici. Il risultato è la produzione di un testo talmente irregolare che il Coni non approva il regolamento chiedendo alla Fidal precise modifiche. Credo sia un caso senza precedenti. Pasticciare un regolamento tanto da non ricevere l’approvazione del Coni è cosa grave ma ancora più grave è lo sfacciato tentativo di tenere la cosa nascosta. L’inghippo è diventato di pubblico dominio solo perchè Atleticanet ne ha dato notizia rompendo le uova nel paniere agli incerti, arroganti manovratori federali che cercavano di sistemare la cosa con la massima discrezione ed il minimo danno di credibilità.

Andrew Howe: gira e rigira non riescono a venirne a capo. E non ci riescono perchè non ne hanno le capacità. Periodiche riunioni definitive e ogni volta l’annuncio che da questo momento in poi… ma poi tutto rimane com’è…o peggiora. Non mi permetto di dire se è il settore tecnico ad influire negativamente sull’atleta o è la mamma o l’atleta stesso, ma posso senz’altro rilevare che è palese l’incapacità dell’apparato politico nel gestire il problema.
Forse mettersi in affari con la nuova società per azioni “Fidal servizi spa” li ha un po’ condizionati ma accordarsi per gestire al meglio un atleta non è come una trattativa per comprare o vendere e quindi non si può agire con le stesse modalità. Andrew Howe non è un sacco di patate e la mamma non è il fattorino che le consegna alla Fidal!

L’affaire Collio: Rieti, riunione provinciale prima di Berlino, gara di 100 metri. Collio corre la sua serie in 10″22 mancando il minimo per i mondiali di un solo centesimo. Ma basta un abracadabra e la serie si trasforma in batteria con relativa apparizione della finale. Si parte per la finale che Collio vince col tempo fantasmagorico di 10″06. Minimo per i mondiali largamente acquisito se non fosse per il piccolo problema che, a detta dei tanti presenti, la partenza era chiaramente falsa. La provvidenziale assenza del controstarter fa il resto e alla fine la Fidal, senza tanti problemi acquisisce il risultato (l’atleta giustamente fa lo stesso) e passa oltre pubblicando un comunicato molto pacato (nonostante la storicità dell’evento) seguito da un accurato quanto opportuno silenzio.

Ricapitolando: settore tecnico improduttivo (ne parlerò in dettaglio a breve), serie lacune in ambito normativo-regolamentare e gravi limiti gestionali nelle problematiche specifiche. Il tutto ben coordinato con la sistematica ricerca di nascondere o minimizzare errori e responsabili. Ho menzionato tre episodi ma non sono questioni episodiche. Sono esempi di un modo di fare sistematico e consolidato. E’ l’equazione Fidal, l’equazione dove la mediocrità ha un valore elevato.

Il Presidente Arese ad ogni debacle tuona e aggiunge “ma da adesso in poi…” oppure “andranno prese delle decisioni e da li in poi…” o anche ” dovremo fare delle scelte dure ma poi…”. Ogni volta chiede un’apertura di credito ai suoi consiglieri. Continue richieste di fiducia promettendo che da li in avanti andrà meglio. Sembra quasi un bimbo disubbidiente che, senza crederci promette solennemente che non lo farà più sapendo poi che non avrà la forza di rispettare quell’impegno. Se avrete la pazienza di aspettare, nel prossimo articolo ne fornirò i dati precisi.

Chiudo con un ulteriore motivo di disappunto e cioè il colpevole silenzio dei consiglieri federali. A fronte di privati mugugni da parte di diversi di loro, fino ad ora non c’è stato un solo consigliere che abbia avuto il coraggio di manifestare apertamente la propria posizione. Paradossalmente c’è una larga maggioranza in consiglio che ha paura di inimicarsi quei pochissimi elementi che tra uno sguardo truce e una mezza promessa tengono in scacco tutta l’atletica nazionale.

Scritto da Diego Cacchiarelli   
Lunedì 24 Agosto 2009 14:18

  

Arianna Morosin e Lazzari

sono gli “Highlander” di Scorzè

  La 27ma Festa dello Sport a Scorze’ ha vissuto una serata fra le piu’ intense in fatto di spettacolarita’ con l’”Highlander“. Manifestazione di corsa articolatasi in un circuito ricavato nell’ampio Piazzale Donatori di Sangue e con i concorrenti impegnati in prolungati sprint, corrispondenti a due tornate (360 metri). Ad ogni volata l’ultimo atleta a transitare sul traguardo veniva eliminato. Prima della successiva partenza, 2 minuti di souplesse. Insomma sulla falsariga dell’”Americana” di ciclismo su pista.
      Agonismo al massimo fra gli assoluti. Nel primo doppio giro veloce, mette tutti in fila Avon (58″1). Poi per altri tre passaggi e’ Amadio a primeggiare (1′01″4; 1′02″3; 59″3). A meta’ gara Lazzari si porta allo scoperto e in tre volate consecutive taglia per primo il traguardo, imitato subito dopo per un eguale numero di scatti da Avon. Dunque al 13mo e conclusivo sprint ci si gioca il successo. Il 35nne Lorenzo Lazzari, forte della sua esperienza, lascia sfogare
Diego Avon (piu’ giovane di 9 anni) che conduce nel primo giro, per raggiungerlo e superarlo poi di netto, concludendo in un 54″8, miglior crono della serata. Cio’ a riprova delle eccellenti doti di mezzofondista veloce del portacolori di Fiammeoro (800: 1′53″03; 1500: 3′47″73; 3000: 8′15″69).
      In settore femminile egemone assoluta
Arianna Morosin (nella foto). La noalese, tirata a lucido dal tecnico Lionello Bettin, non ha lasciato alcunche’ di spazio alle avversarie, imponendosi in tutte ed otto le volate. Anzi, “sparando” nell’ultima un 57″8 che la dice lunga sulla sua condizione di freschezza atletica. In terza piazza l’azzurrina Giovanna Epis, ben positiva, mentre al 5. posto Nadia Dandolo, appena reduce dai mondiali master di Lahti (Finlandia) dove ha brillantemente conquistato l’argento nei 5000, stabilendo altresi’ con 17′36″ il nuovo limite italiano di categoria.
      Gli amatori. In settore B, successo di Lance Cochraine, protagonista anche in precedenti edizioni, autoritario nelle due ultime tornate. In verita’ una certa qual agevolazione l’ha avuta dalla rovinosa caduta e successivo ritiro del favorito
Luciano Gagno. Nel raggruppamento A, vittoria di Stefano Perotto - classe 1972 - capace di un’ultima volata, quella piu’ importante, da primato: 57″3.
      ASSOLUTE:
1. Arianna Morosin (Ind. Conegliano); 2. Lorenza Canali (Fiamme Azzurre); 3. Giovanna Epis (Forestale); 4. Francesca Smiderle (Asi Veneto); 5. Nadia Dandolo (Audace Noale); 6. Sara Agosti (Ve Runners); 7. Done’ (Audace Noale); 8. Meneghini (Ve Runners); 9. Elisabetta Combertaldo (Audace Noale).
      ASSOLUTI: 1. Lorenzo Lazzari (FF.OO. Pd); 2.
Diego Avon (Jager Vitt. V.to); 3. Fabrizio Sutti (FF.OO. Pd); 4. Luigi Del Buono (Sef Ancona); 5. Mauro Amadio (Atl. Ponzano); 6. Michele Regazzini (Na Schio); 7. Abdeddine Karim (Virtus Bologna); 8. Chiffi (Assind. Pd); 9. Righetto (Audace Nole); 10. Buroni (Ve Runners); 11. Baron (id.); 12. Amadio (Atl. Ponzano); 13. Savin (Jager Vitt. V.to); 14. A. Gagno (Atl. Ponzano).
      AMATORI A:
1. Stefano Perotto (Atl. Ponzano); 2. Giuseppe Barbirolo (Atl. Galliera V.ta); 3. Claudio Zoccarato (Audace Noale); 4. Alessandro De Vincenti (Atl. Quinto); 5. Maurizio Mazzon (Atl. Mogliano); 6. Favero (Club del Torcio); 7. Pellegrini (Atl. Ponzano); 8. Nachit-Idrissi (Ga Vedelago); 9. Bellato (Audace Noale); 10. Fasano (Olimpia Caorle).
      AMATORI B: 1. Lance Cochraine (Virtus Este); 2.
Andrea Inama (Atl. Ponzano); 3. Antonio Tessarin (Mirafiori San Dona’); 4. Tiepolo (Audace Noale); 5. Chinellato (Avis Riviera Brenta); 6. L. Gagno (Atl. Ponzano); 7. De Rossi (Pettinelli); 8. Vanzo (Marconi Cassola); 9. Venturelli (La Guglia Sassuola); 10. Fantuz (Audace Noale); 11. Mason (id.).
      GIUDICI FIDAL: Laura Beccegato (giudice arbitro), Franco Comelato (starter), Gilberto Sartorato (speaker). Garante Fidal: Sandro Antonello.

      Francesco Marcuglia