Luglio 23rd, 2013

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

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COMUNICATO STAMPA TRIATHLON

 

Ben figurano anche Franceschet, seconda assoluta, e Corte secondo junior a Quinto

Weekend da podio per i colori di Silca Ultralite: tre bei secondi posti

Spinazzè (Youth A) d’argento in Coppa Italia (formula Crono) ad Acqui Terme (AL)

 

Due. Il numero quasi perfetto per il weekend di triathlon in casa Silca Ultralite Vittorio Veneto. Sono infatti tre i secondi posti che i portacolori della società sportiva vittoriese sono riusciti ad agguantare. Su tutti, l’argento in Coppa Italia per il giovane Federico Spinazzè. Il triathleta che gareggia nella categoria Youth A sabato ha disputato ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria, la Coppa Italia Giovani su formula crono (con partenza degli atleti ogni 30”). Una gara tiratissima ed emozionante, che ha confermato sul gradino più alto del podio il vincitore dei campionati italiani di Revine Lago, Mirko Lazzaretto (Marostica), dietro al quale si è però piazzato un bravissimo Spinazzè che è riuscito ad anticipare Sosniok, l’atleta dell’Alta Pusteria. Dopo una buona frazione a nuoto (la sua più debole), ha gestito bene la parte di ciclismo (secondo tempo), recuperando poi nella corsa, il suo punto di forza. Nella frazione a piedi, grazie al miglior tempo, ha ottenuto la seconda piazza finale. Insieme al quindicenne, allenato dal professor Francesco Cirillo, anche la compagna di squadra, Erica Mazzer, nona sempre nella categoria Youth A. Dignitose prestazioni anche per Manuel Corte, Federico Pagotto e Omar Adarbaz.

Domenica invece, quasi in casa, al Triathlon Sprint di Quinto, manifestazione valida come tappa della Coppa Veneto Age Group, due i secondi posti. Teresa Franceschet, ha conquistato il secondo posto assoluto, in 1h09′52”, dietro alla padovana Giulia Bedorin, vincendo la sua categoria (S1). Buona anche la prestazione dello Junior Manuel Corte, settimo assoluto in 1h04′29” e secondo nella sua categoria, dietro al forte Marco Dalla Venezia (Liger Team).

“Siamo soddisfatti di come si stanno comportando i nostri giovani e non solo – afferma il presidente di Silca Ultralite Vittorio Veneto, Aldo Zanetti – quello appena passato è stato un bel fine settimana di gare, nelle quali i nostri portacolori si sono messi in luce. Sono particolarmente soddisfatto per il secondo posto del giovane Spinazzè, che da tempo cercava un piazzamento del genere, ampiamente alla sua portata, ma sfuggito spesso vuoi per qualche intoppo tecnico, vuoi per avversari davvero fortissimi, i più forti d’Italia”.

 

 

 

Da “Queen atletica”

WMG di Torino: quando gli equilibri

si spezzano a 175 euro

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Francamente non l’ho mai capito questo gioco al massacro. Da un difficoltoso esame di economia politica, ricordo solo alcuni principi sparpagliati quà e là che mi sono rimasti dentro come particelle di sodio sospese: tipo che il mercato ha un’anima propria, che si autoregola, che puoi manipolarlo come vuoi, ma prima o poi “la mano invisibile” riporta tutto nell’alveo del “sapevo sarebbe finita così“. Chiaramente tutta la polemica attorno ai WMG gira attorno alla gabella di iscrizione, quei 175 euro che hanno scoraggiato migliaia di master italiani a provare l’ebbrezza dell’”olimpiade master“, nell’anno in cui una manifestazione così poco conosciuta alle nostre latitudini avrebbe potuto spopolare, vista la contemporanea organizzazione dei mondiali master in Brasile, ovviamente molto più espansivi anche solo per il viaggio transoceanico da affrontare. 

 

175 euro, sono 175 volte la tassa di iscrizione ad una gara regionale o provinciale. 175 euro sono due paia di scarpe di ottimo pregio. Oppure due voli andata-ritorno con Ryanair ovunque, un soggiorno di lusso in qualche città italiana. 175 non potevano essere la tassa di iscrizione ad una manifestazione per master, perchè tutto pare, tranne che una cosa “giusta”. Così la “mano invisibile” ha sistemato tutto, a futura memoria. La “massa” non si presenterà a Torino, e lascerà le corsie vuote rendendo la manifestazione sicuramente più povera di quello che sarebbe potuto essere. Non sono bastate le sempre più insistenti voci che chiedevano un “ritocco” verso il basso della gabella: no, nulla, l’unica “apertura” è stata riservata agli atleti piemontesi (con la supertassa passata da 175 a 100 euro). Perchè loro sì e gli altri no? Lo sport non deve fare differenze di estrazione territoriale! Solo in Italia si sarebbe potuto assistere ad una simile sperequazione anti-sportiva. 

 

Poi ecco che dopo il danno, arriva la beffa, ovvero un articolo su Repubblica che individua gli over 35 italiani come “sedentari”, viste le scarse iscrizioni ai WMG. Il fatto che l’articolo riportasse i dati per raggiungere il sito del WMG penso sia significativo da dove e da chi fosse arrivato l’input. No, signori del WMG, gli sportivi italiani non sono “sedentari”, sono solo stanchi di pagare le cose 5 volte di più di quelle che sarebbero dovute essere. I master non sono nè sedentari (l’articolista si sarebbe dovuto prendere la briga di sfogliare i dati dei tesseramenti degli over 35), ma nemmeno stupidi, ecco. 

 

Un prezzo politico giusto sarebbe potuto essere il 40 € di Zittau di iscrizione, più un 15 € per ogni gara. E si pagava un terzo rispetto ai WMG che hanno voluto far la voce grossa senza avere alle spalle una tradizione “storica e sportiva” che gli consentisse qui in Europa di fare ciò che hanno fatto. Eppure avevano l’esperienza di Lignano del 2011: la partecipazione era risultata comunque ridotta (anche se la tassa era più abbordabile) e se si aumenta l’altezza dei muri, ci si tira le legnate sui… piedi. Poi non ci si può lamentare, no? Gli atleti italiani non sapevano nemmeno cosa fossero i WMG, visto che la manifestazione è stata quasi sempre una kermesse australe o americana, dove questo tipo di manifestazione va per la maggiore… o almeno, tira più che in Europa. Quindi è stato sbagliato l’approccio col mondo master italiano (ed europeo), le richieste esose (voglio proprio vedere se alla prossima edizione continueranno a sacrificare il numero di iscritti, per salvare il prezzo dell’iscrizione) come se il marchio WMG fosse uno di quegli oggetti di lusso per il quale non può abbassare il prezzo per non perdere fette di mercato. Il mercato non c’è ancora! Quindi sbagliato due volte. Così si intuisce che il reale obiettivo era quello di portare alcune migliaia di “vecchi” atleti e relative famiglie e fargli spendere un pò di soldi, non solo per fare sport, ma per dare una boccata di ossigeno alla martoriata economia ricettiva morente di Torino. Stavolta è stato troppo palese il tentativo… ed è stato troppo per tutto. 

 

Io mi ero offerto, in tempi non sospetti, di farmi da tramite col mio sito, di poter parlare dei WMG, (qualcosa di master pensavo di poterne sapere) ma la mia mail è rimasta lettera morta cestinata in qualche spam-list su un server …@wmg.it. Meglio così: diventare sodale ad una simile soprattassa mi avrebbe di sicuro arrecato problemi di visibilità, benchè sia comunque molto limitata.

Manca ormai meno di un mese, le iscrizioni sono chiuse, e possiamo parlare a giochi fatti. Nessuno può più far nulla, e probabilmente non si sarebbe potuto fare più nulla dal momento che altri atleti avevano già pagato il quantum fin dall’inizio. Rimango col dubbio sul perchè questa cosa: bastava dimezzare il prezzo per triplicare gli iscritti e aumentare notevolmente l’indotto per la città e i servizi annessi. Per quei principi sugli equilibri del mercato… Ma si è voluto fare a cornate con le tasche dei master… amen. Buon divertimento. 

Articolo pubblicato da: Andycop - il: 10/07/2013 alle 00:45

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Non si uccidono così
anche i cavalli?

Scritto da Massimo Brignolo

INCHIESTE. Sfogliamo le classifiche di alcune corse dell’ultimo fine settimana. Parliamo di corse su strada; venerdì sera a Grado si è svolta la seconda edizione della Corri Grado, presente anche Ruggero Pertile ma non è questo il punto, la terza classificata della corsa in notturna su 8 chilometri è la kenyana Beth Wanjiru Ndungu, poco più che discreta atleta, classe 1986, capace di correre in 10000 metri in 32’11″. Neanche ventiquattro ore dopo la stessa ragazza è a Torviscosa dove nella 5 miglia in notturna è ottava. Questo fine settimana è andata meglio al suo connazionale Philimon Kipkor Maritim, secondo venerdì a Grado e undicesimo domenica ai Campionati Italiani di corsa in montagna, 13 chilometri e mezzo, di Arco o a Joan Cherop Massah, prima a Grado e quattordicesima ad Arco. Quando diciamo andata meglio non parliamo di risultati ma di trasferimenti e tempi di recupero. Più di una trentina di ore dalle premiazioni di Grado al via di Arco.

A Maritim era andata decisamente peggio poco più di un mese fa: quinto la sera del 15 giugno nel Cross dei Campioni di Cesena, premiazione, probabilmente un panino, un viaggio si dice in SUV, fino a Tonadico di Primiero per il Trofeo San Vittore, 10 chilometri con partenza alle 11.45. Da Cesena a Tonadico sono circa 350 chilometri percorsi nella notte. “Non si uccidono così anche i cavalli?” è il titolo di un film del 1969 di Sydney Pollack dedicato alle crudeli maratone di ballo ma potrebbe essere benissimo il soggetto di un documentario sul triste fenomeno dello sfruttamento dei corridori di medio-basso livello attratti dal rift kenyano in Europa con promesse di facile guadagno.

Non ci sta e denuncia la situazione attraverso il suo profilo Facebook, Enrico Dionisi, assistente sportivo di grandissimi atleti come Venuste Niyongabo o Ezekiel Kemboi. Come nel calcio ci sono procuratori e agenti che lavorano per i loro assistiti e altri che lavorano solo per il proprio portafoglio, lo stesso avviene nell’atletica. Con la piccola differenza che nel secondo caso si rischia di giocare con la salute di ragazzi costretti a correre a ritmi dannosi per il loro fisico, senza tempi di riposo, con alimentazione inadatta, di corsa su strada su corsa su strada come macchine per raccogliere soldi. C’è però un piccolo problema, secondo Dionisi: una partecipazione con un premio può portare qualche centinaio di euro dal quale vanno detratte le spese di viaggio e per il vitto. Vi è chi qualche anno fa dopo tre mesi di questa vita è ritornato in Kenya con duecento euro in tasca, tutto il resto prosciugato dal “manager”.

E’ un fenomeno non solo italiano. L’associazione Play the Game se ne era già occupata nel lontano 2000 concludendo che per pochi che diventano milionari vi sono moltissimi atleti convinti a venire in Europa da agenti avidi che sono destinati a vivere di povertà, 10 o 15 nella stessa stanza. All’epoca, il giornalista Elias Makori disegnò il quadro: “in troppi casi sono gli agenti occidentali a rovinare le vite dei giovani, li sfruttano fino all’ultimo euro, li portano via dal Kenya per fare denaro facile senza essere minimamente interessati al loro destino”.

Tredici anni dopo la situazione non sembra essere cambiata e noi di Olympialab vogliamo capirci di più, portarla sui giusti tavoli e raccogliere il maggior numero di informazioni. Lo faremo attraverso le nostri fonti ma chiediamo a tutti coloro che fossero venuti a contatto con questo fenomeno che deve finire di inviarci esperienze, documenti, evidenze. Non vogliamo fermarci.

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