Settembre 18th, 2009

Diario trevigiano

a cura di Franco Piol 

“Correndo sotto la pioggia…”

 Montagner fa 49”45, Pb sui 400m. A. Pellizzari 49”34 

La protagonista è stata lei, la pioggia dilagante, allagante, devastante…insomma è arrivata prima e dappertutto e non solo a Gorizia nel trofeo Marchi di ieri 16 settembre. Alcuni  nostri atleti sono rimasti bloccati, imbottigliati su strade e autostradeed hanno dovuto rinunciare, Alex Da Canal è arrivato mezz’ora dopo la gara…imprecando!

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Però… Marco Montagner, premi, insisti, spingi e pista e… dai 400m. ha tirato fuori il suo di …tempaccio, fulmini e saette: 49”45, giungendo quinto dietro quel “tutta passione e sprint” di Andrea Pellizzari bagnato fradicio da far tenerezza,con 49”34; senza quella pioggia li avremmo magari salutati tutti e due sotto i 49”…ma, ci siamo, eh!

 montagner-pellizzari-400mgorizia.jpg 

La pioggia non ha risparmiato nemmeno Claudio Piccin che, però sugli 800m. ha limato, anche se di poco, il suo limite stagionale, portandolo a 1’59”08, giungendo sesto, vedi la penultima foto in basso con il n. 81. Come pure sesto è arrivato lo stoico, instancabile stakanovista della corsa (non sono parolacce vero?) Matteo Redolfi, 5000m in 15’55”95 …litri di acqua! Giudicate un po’ voi, guardando le foto sotto.

 re-ma-go.jpgredolfi-m-112-go.jpg piccin-81-gorizia.jpg  pellizzari-go.jpg

… la pioggia e…                                                                                                                             …Andrea sotto il diluvio!  

Come sempre il servizio fotografico completo lo trovate su “atleticats.com  

A FAENZA nel 13° meeting Memorial Fantinelli, ottima…lepre involontaria? sui 1500m. Diego Avon è giunto quarto in 3’56”08.

Imbronciata con se stessa Elena Borghesi ha corso un 800m. uhm, uhm impiegando un tempo lungo come generalmente non fa mai: forza Elena, succede a tutti…Ci sentiamo per i societari? 

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Da “Atleticanet” 

LA FORZA DEI NUMERI

E LA FORZA DELL’IGNORANZA 

Il prof. Dino Ponchio, DT della Fidal vincente, quella di metà anni ‘90 ci invia un suo scritto che, con piacere, proponiamo all’attenzione dei nostri lettori.Inizio spiegando perché parlo ora e in questa sede. Parlo ora in quanto ritengo che 9 anni di “decantazione” mi consentano una visione più distaccata e, certamente più neutra.

Parlo ora perché ho la serenità di chi non deve far carriera perché ce l’ha già “dietro le spalle”. Parlo qui perché ormai questa è rimasta una delle poche “agorà” a disposizione. Parlo con uno scritto e non con intervista perché cerco di fare “un discorso”.A questo proposito dichiaro che sono d’accordo con tutti coloro che sono intervenuti nel dopo mondiale. D’accordo con Ottoz (intelligenza esplosiva ed incontenibile, neanche lui riesce a controllarla!), con Gola (che aveva una enorme visione generale ma che, a volte, si perdeva nel contingente), con Giomi ( grande vice ed anche buon tecnico che, a noi D.T., diceva con grande rispetto e conoscenza dei ruoli: “allora cosa avete deciso?”, con Barra (intelligenza strategica di Nebiolo, ora intelligenza “orfana”)Sono d’accordo con tutti ma non mi va bene niente! Per questo ho deciso di parlare, parlare della forza dell’ignoranza, una forza contro la quale sembrerebbe non ci sia niente da fare. Siamo disarmati ora, come nei momenti “caldi” che mi hanno visto nella “stanza dei bottoni”.A suo tempo quella forza bloccò i nostri “poli di sviluppo” contestati politicamente e non tecnicamente da qualche “maresciallo” a cui poi è stato delegato il “pensiero alto” federale; quell’ignoranza che non fece tesoro dell’allarme da noi lanciato sul problema “morte” dei talenti e, ancora più grave, sulla difficoltà del “sistema” di farli maturare e sviluppare completamente nelle loro potenzialità, tagliandoci i fondi per il giovanile e ritenendo, magari, più importante il “reclutamento” che va invece coniugato con i temi precedenti. A tal proposito dicevo: “meritorio il reclutamento, grave l’abbandono, delittuoso perdere i talenti già praticanti”.Sempre la stessa ignoranza che con la sua forza fece dimenticare il mio “discorso-testamento” di Mantova, dove, in occasione di una nazionale “B”, convocai tutti i tecnici federali per avvisarli che, nel dopo Lenzi-Ponchio (c’era già aria di bufera) si correva il grande rischio che la “politica” invadesse e prevaricasse la “tecnica” sminuendo ruolo e funzione del Settore tecnico nazionale. Cosa dimostratissima poi dai fatti.Devo tralasciare molto altro per arrivare all’attualità che ci vede al post “cul-de-sac”, perché, non devo certo dirlo a voi, il “massimo del minimo” l’abbiamo raggiunto uno, due anni or sono (al di là della contingenza dei mondiali), tanto che, quando il “mio” (mi consentite e consentirà anche Lui) Uguagliati ha avuto la proposta di fare il D.T., non certo per “voto di scambio” come ipotizza un “amico”, gli ho subito detto di accettare perché non poteva far altro che migliorare.

Io credo che questa gestione non abbia delle colpe o peccati “mortali”, ma una serie, tendente ad infinito, di peccati “veniali”, che, portati in sommatoria, dovrà pur far riflettere e stimolare qualcuno a “presentare il conto”.Poi parlo dei peccati ma ora il conto. Chi dovrà presentarlo?- Il Coni nella persona del “mio” Presidente visto che ora faccio il “presidentino” del Coni di Padova (come diceva Eddy : “in Italia una Presidenza non si nega a nessuno”).

Perché se è stato contestato Gola ad Atene (con due ori); se al nuovo Presidente fino ad ora è stato detto: “non disturbiamo il manovratore”; oggi sarebbe il caso che qualcuno verificasse se il manovratore manovra e , se si, che tipo di “manovelle” utilizza;- Il Presidente stesso, se ritiene di volere e/o potere fare chiarezza sulla conduzione “politica” della “sua/mia” federazione. Troppo comodo dire : ok,ok, non siamo andati bene, ora vediamo, ma….,ma…,ma…;- Il Consiglio che, con un “rigurgito” di dignità-autonomia, potrebbe esprimere un documento, una linea, una serie di “cose da fare” per l’urgenza e per la terapia di medio-lungo termine;- L’Assemblea (Straordinaria? Ordinaria?) che dovrà ben pensare prima di “dare mandato” al futuro Presidente ed al futuro Consiglio, per non rischiare di ritrovarsi con un “mezzo e mezzo” dal sapore indefinito come l’attuale linea politica federale (ma qual è la linea federale?. Più che linea è una spezzata che va di qua e di là secondo il vento).Il “mondo dell’atletica” che, come ho detto ad alcuni cari amici a Bressanone (mondiali giovanili), è permeato da un “dissenso diffuso”, oggi è un albero spoglio, senza foglie nè frutti, ma con radici grandi e profonde. Queste rappresentano il dissenso che dovrà “catalizzarsi” ad opera di qualcuno per “guidare e indicare” il futuro, non tanto della federazione , ma dell’atletica stessa.

Per i peccati mi limito a rimandare, per quelli che hanno avuto la pazienza e bontà di arrivare fino a qui, a quanto richiamato dagli illustri personaggi che sono già intervenuti sul tema, anche se credo, rispetto a loro, che ci si debba interrogare complessivamente sulla strutturazione della federazione perché sparare sul Consiglio è troppo facile, è come sparare sulla Croce Rossa (al peggio non c’è mai fine… dicevamo che i Consigli degli anni ’90 erano scarsi, ma non sapevamo cosa arrivava dopo!). Credo invece che interrogarsi anche sul vertice politico sia un dovere per il nostro movimento, anche perché tutto il resto: Consiglio; Presidenza; Commissioni; incarichi tecnici e non, alla fine, dipendono da quel vertice che non può e non deve essere isolato dal contesto in quanto ne è parte fondante.Allora se questo vertice tende a “scaricare” le responsabilità; banalizzare le critiche; rifiutare i contributi; proporre soluzioni semplici a problemi complessi scivolando nel semplicistico; se fa, come piace dire a me, il “fotografo” dell’atletica limitandosi ad assistere a quello che succede invece di fare il “regista” del film, interagendo e gestendo le situazioni; se siamo tornati ai tempi del mio “maestro” Enzo (tutti abbiamo avuto “cattivi” maestri e lui mi ha almeno “scafato” un po’ dalla mia “veneticità”) a cui dicevo: tu guardi il mare atletica e dove si increspa e fa “schiuma”(risultati) fai -zac!- , porti via la schiuma dimenticando il mare”; se questa gestione è giunta, come parrebbe, a questi livelli, è bene coinvolgerla in una disamina gestionale generale a cui penso si potrà e dovrà arrivare, con i tempi e le soluzioni giuste, alle quali, mi risulta, alcuni amici stiano già lavorando. Siamo stanchi che la forza dell’ignoranza prevalga su quella dei numeri e delle idee per cui contiamo su questi uomini e vogliamo essere ancora fiduciosi sul futuro dell’atletica.

Perché, con Beha: “una nazione che non ha una forte cultura dell’atletica non ha un futuro sportivo”, e noi, al futuro dello sport italiano teniamo molto e a quello dell’atletica moltissimo. 

Dino Ponchio   

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UN PAIO DI DOMANDE A FRANCO ARESE 

Non è un buon momento per la Fidal, questo è chiaro. Arese invita a far “decantare” le cose ovvero tenere un profilo basso in attesa che le acque si calmino. Dal suo punto di vista è sensato. Però, dato che io non ho il suo punto di vista, vorrei chiedergli un paio di cose. E dato che ci sono voglio chiedere una cosa anche ai consiglieri. Ecco le mie domande…Prima domanda ad Arese: Considerato l’oggettivo disastro a livello di gestione che tra le altre cose ha visto saltare il GGG senza aver potuto rinnovare il regolamento a causa delle irregolarità formali presenti nella nuova stesura, che ha visto abbandonare la guida del Golden Gala da parte dell’uomo che l’ha reso grande, che ha assistito alla debacle ai mondiali di Berlino, che registra un disastro a livello di comunicazione e percezione dell’atletica all’esterno, che ha visto una stagnazione dell’attività giovanile e un forte irrigidimento con le compagini militari. Alla luce di questi ed altri dati oggettivi, è convinto che i suoi due factotum, strateghi, angeli custodi e detentori delle chiavi della Fidal siano così bravi come lasciano ad intendere? Lei li assumerebbe nella sua azienda come alti dirigenti alla luce dei risultati che hanno prodotto? Seconda domanda ad Arese: Dalle sue dichiarazioni sulla fretta di acquisire risultati e tralasciare chi non è abbastanza forte da arrivare presto a medaglia, considerando la sua ricerca spasmodica di accentrare potere isolando i consiglieri poco malleabili e premiando gli “yes man”, considerando insomma che di atletica se ne parla veramente poco da parte sua mi domando…e molti altri si domandano: ma a lei piace ancora l’atletica? Cioè, voglio dire, l’atletica quella dei ragazzi che vanno al campo ad allenarsi, quella dei tecnici che passano pomeriggi, settimane, mesi, anni a gratis per il piacere di stare con gli atleti e dargli un futuro e una ragione di vita, quella delle medaglie vinte col piacere di fare gruppo e con l’ebrezza di sentirsi unici. A lei piace ancora l’atletica? Se la ricorda ancora? Ha più il piacere di stare in mezzo ad un campo sportivo solo per il gusto di starci e vedere ragazzi correre con un bel sogno stampato negli occhi?La domanda ai consiglieri: In linea di massima siete stati tutti atleti nel passato più o meno remoto. Con la mente e l’ottica dell’atleta che eravate, sareste stati orgogliosi di farvi rappresentare da consiglieri come voi?Chi ha voglia risponda.

Scritto da Diego Cacchiarelli