Luglio 25th, 2013

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

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COSI’ LA STAMPA

Da “La Tribuna di Treviso”

Mondiali paralimpici di atletica:

De Vidi bronzo nei 100 metri

L’atleta di San Biagio di Callalta

si preso l’ennesima medaglia di una carriera infinita

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Dopo un avvio nelle retrovie, metro dopo metro ha recuperato fino ad agguantare con i denti il terzo gradino del podio. Alvise De Vidi, 47 anni, di San Biagio di Callata, ieri pomeriggio è andato a prendersi l’ennesima medaglia di una carriera infinita. Il bronzo ai campionati europei paralimpici è suo. L’aveva detto, alla vigilia, che il finlandese Toni Piispanen, era favoritissimo. Di un altro pianeta. E così è stato. Ma Alvise, dopo il via lento rispetto agli altri, ha iniziato a tirar fuori il suo nervo e la sua forza di volontà tanto da recuperare. Mano mano che il traguardo si avvicinava, Alvise aumentava la velocità, avvicinando i primi. Con un imperioso sforzo, il trevigiano ha superato il terzo, andandosi a prendere, con il tempo di 23”78 una splendida medaglia di bronzo. Davanti a lui solo Piispanen con 22”59 e Mohamed Berrahal con 23”49. Con la medaglia di ieri, Alvise sale a 10 medaglie mondiali (senza contare i 14 podi paralimpici). E giovedì tornerà in gara per i 200 (che non sono però la sua gara). Ma da Lione voleva anche risposte in vista della Paralimpiade brasiliana del 2016.

Salima Barzanti

 

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Silvia Serafini sale sul podio d’Europa È medaglia d’argento

L’atleta opitergina seconda alla Skyrunning Championships

preceduta dalla favorita e compagna di squadra Fosberg

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La chiamano Skyrace, perché metro dopo metro la corsa si arrampica verso il cielo. E non appena il sentiero sale, Silvia Serafini non può non rispondere al richiamo naturale. È lei la vicecampionessa europea di specialità. Ieri l’opitergina ha conquistato la medaglia d’argento agli European Skyrunning Championships a Canazei. Venerdì si è dovuta “accontentare”, senza neppur averla sperata, della medaglia di legno nella gara europea di Vertical Kilometer. E pensare che la ventiquattrenne ha scoperto la corsa in montagna solo due anni fa grazie a un amico con il quale ha corso e vinto la prima gara, la Transcivetta. Da allora un’ascesa, nel vero senso della parola, con l’entrata prima nel Team Salomon Italiano e dal 2012 nel Team Salomon International. Un talento scoperto quasi per caso per le corse fin su nelle cime che quasi sfiorano il cielo. «Super super super contenta del secondo posto», scrive la skyrunner su Facebook, «grazie a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi giorni e hanno creduto in me! La cosa che mi rende più felice è sapere che li ho resi felici. Solo lo sport può regalare momenti così magici». La trasferta europea in Val di Fassa è iniziata, per la studentessa universitaria a Padova, venerdì con il Vertical Kilometer. Mille metri di dislivello in 2,4 km. Una pendenza quasi al 50%. «Nella prima parte sono partita abbastanza prudente, poi ho rimontato fino alla terza posizione», ricorda, «a 300 metri dal traguardo, mi ha superato Milesova. Siamo andate su insieme e nella volata finale ha avuto la meglio. C’è un po’ di rammarico, ma di fatto non è la mia specialità, quindi il quarto posto è stato anche inaspettato. Io sono adatta alle corse più lunghe». Detto, fatto. Dopo un giorno di riposo, ieri mattina Serafini è tornata tra le vette, per la sedicesima Dolomites Sky Race. Obiettivo dichiarato, il podio. Favoritissima, alla vigilia, la compagna di squadra Fosberg, che ieri si è messa in testa dal primo fino all’ultimo chilometro. Ma dietro di lei la trevigiana ha lottato per andare a prendersi la medaglia europea. Transitata terza dopo i 10 km di salita (con tanto di neve), Serafini ha poi recuperato una posizione nella difficile e tecnica discesa (12 km), tagliando il traguardo in 2 ore 36 minuti e 55 secondi e mettendosi al collo l’argento europeo. «Perché la corsa in montagna?», dice Serafini, «perché ci sono paesaggi stupendi, è più emozionante della corsa in piano, con più imprevisti e più sfide sul lato tecnico, basti pensare che è fondamentale imparare a mettere i piedi». Silvia non solo sa dove metterli i piedi, ma li mette anche velocissimi.

di Salima Barzanti

 

 

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La Marca di corsa tra Montello e il Piave glorioso

Il sigillo di Signorotto e Pasqualin a Susegana, in migliaia a Ciano del Montello, Tarzo e Fagarè

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Una corsa da record quella di sabato sera a Sant’Anna di Collalto, a Susegana.

 La “Su e do par Coalt” ha raccolto 1.520 iscritti, record della manifestazione organizzata dal Gruppo La Piave con il gruppo Festeggiamenti Collalto. La 22esima edizione ha visto anche la novità del percorso di 10 km, che si è svolto in gran parte su strade sterrate o tra gli splendidi vigneti collinari di Collalto, andando ad affiancare, negli ultimi 3 km, il fiume Piave con il suggestivo passaggio attraverso il ponte romano illuminato con le torce. Fascino storico e natura dunque per la non competitiva. Ben 37 i gruppi, con i più numerosi Baone, Rivadolmo e Coca Cola. Nei 5 km vittorie di Davide Bassan e Aurora Bettamin, nei 10 km di Mirko Signorotto e Silvia Pasqualini.

Tre invece le non competitive di ieri. Più di 900 i partecipanti alla sesta corsa di S. Pellegrino a Ciano del Montello, a Crocetta. Tra i saliscendi del Montello anche la prima camminata nordic walking in collaborazione con l’Associazione Nordic Walking Montello. Splendidi i percorsi di 5 e 13 km, con passaggio nel vigneto dei fratelli Sartor, poi i passaggi sui Tronchi, le stradine che tagliano a metà le prese. I più veloci nel percorso di 13 km predisposto dal Gruppo Festeggiamenti della Sagra di S. Pellegrino sono stati Amghit Ayyap e Manuela Moro, i gruppi più numerosi Edilcementi Sernaglia, Podisti Montebelluna, La Britoea.

Dall’altopiano del Montello alle colline di Tarzo, per la 40ª edizione della marcia “Tra le colline e i castagni”: 661 i runners che alle 9 in punto sono partiti dal piazzale della palestra comunale, divisi tra i tre percorsi di 6, 12, 18 km. I concorrenti dopo un breve tratto comune si sono divisi tra le colline, i vigneti e i boschi di castagno. Il percorso più lungo ha toccato le frazioni di Prapian e Arfanta per poi ritornare a Reseretta. Nei 6 km i più veloci sono stati Nicola Bottega e Cristina Gava, nei 12 km Andrea De Martin e Francesca Agostini, nei 18 km Giuliano De Zanet e Ambra Vecchiato. I gruppi più numerosi sono stati Laghetti di Savassa, Lepri di Sarano e S. Giovanni del Tempio.

Infine 700 i podisti che hanno preso il via alla CorriFagarè, la non competitiva che si è svolta a Fagarè della Battaglia, frazione di S. Biagio di Callalta, dove troviamo l’Ossario con i resti di oltre diecimila caduti della Grande Guerra. Alle 9 il via alla gara dato dal Gruppo Maratoneti Fagarè. Due i percorsi, 5 e 10 km, che si sono snodati lungo i sentieri che costeggiano il Piave. Suggestivo il passaggio al Molino della Sega, monumento dedicato ai Ragazzi del ‘99, valorosi combattenti della Grande Guerra. I più veloci nella 10 km sono stati Mauro Amadio e Chiara Renso, nei 5 km Roberto Fregona e Silvia Rado. Diviso il premio speciale per la prima arrivata del paese tra Daniela, Emiliana e Lucia, che hanno tagliato insieme il traguardo, mentre in campo maschile il primo arrivato è stato Giuseppe Pasqualini. (sa.ba.)

 

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Transcivetta, gloria per Golin e Orfano

 

Quarto posto per la coppia mista composta da Mara Golin e Giulio Orfano dell’Atletica Vittorio Veneto ieri alla 33esima edizione della Transcivetta. Nella gara di corsa in montagna da Listolade ai Piani di Pezzè, nel Bellunese, i vittoriesi hanno dunque sfiorato il podio. Tra le coppie maschili, finiscono nei dieci Marco Tamburlin e Simone Zanella del Gs Valdobbiadene. A Fermo invece Francesco Arduini il master 35 in forza alla Silca Ultralite Vittorio Veneto, pluricampione mondiale, europeo e italiano, ha vinto (fuori gara) l’alto con 2.06. Splendida gara in cui però Francesco Arduini aspirava a superare l’asticella a 2.09, minimo per accedere ai campionati italiani assoluti di Milano. Alla Lancia e salta a Verona vittoria per Mauro Fraresso (giavellotto), Elena Sartori (disco), Elena Soligo terza nel triplo. (sa.ba.)

 

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Da “Queen Atletica”

Campionati Italiani Assoluti:

la rivoluzione dal basso

di Francesco Arduini

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Scrivo queste righe spinto da un improvviso impulso e spinto dalla necessità, in qualche modo, di cercare di contribuire con idee e proposte a poter migliorare o spingere sempre più persone ad avvicinarsi a questo nostro splendido sport che è l’atletica leggera. Ormai sono luoghi comuni quelli che mancano i fondi per poter reclamizzare, pubblicizzare o in qualche modo sponsorizzare eventi e richiamare persone e stiamo assistendo negli anni, salvo rari casi, ad un allontanamento del pubblico dalle tribune chi circondano le nostre piste. Nota bene che non sto parlando del “Golden Gala” dove “Il Bolt” richiama da solo flotte di pubblico, ma da quello che è uno spettacolo simile e a volte anche superiore come possono essere i Campionati Italiani Assoluti.

Chi di noi non ha assistito, anche una sola volta dalla tribuna alla massima rassegna nazionale di Atletica Leggera? Allora tutti sapete che il 95% del pubblico in tribuna è composto dagli atleti stessi, i loro tecnici, accompagnatori e/o familiari, da appassionati che per la maggior parte dei casi vanno a vedere le gare dei propri amici e raramente da pubblico, ma il pubblico vero, quello che entra nello stadio per vedere l’atletica vera senza conoscere direttamente nessuno ma con il solo scopo di gustarsi le “nostre” performance sportive.

Allora ecco qual’è la mia proposta, per certi versi, forse anche provocatoria? PERCHE’ NON “POPOLARIZZIAMO” I MINIMI DI PARTECIPAZIONE PER ALLARGARE IL PIU’ POSSIBILE LA PARTECIPAZIONE? A questo proposito mi sono posto l’obiettivo di verificare alcuni punti pro e contro:

·         PUBBLICO - Partendo dalla premessa fatta sopra, una maggiore partecipazione di atleti porta, di conseguenza, una maggiore partecipazione di pubblico ad essi collegata. Per certi versi, chi vive il “mondo Master” dell’atletica leggera, questo lo può constatare con i propri occhi. Le tribune dei Campionati Italiani Master sono forse più gremite di quelli di un Campionati Italiano Assoluto… e per certi versi questa mi sembra una eresia, ma comunque sta a conferma di quanto asserito sopra, e cioè che la maggior parte del pubblico in tribuna è quasi tutta “parte attiva” della manifestazione.

·         ESPERIENZA - Un aumento della base dei partecipanti porta, di conseguenza, una maggiore capacità di confronto fra i primi della classe e la base che, nella maggior parte dei casi, sono ragazzi giovani, inesperti di gare di vertice e che, certi atleti, a volte, li hanno visto solo in TV. Potersi cimentare con e contro di loro è di stimolo per chi ha voglia di migliorare e sicuramente di forte impatto emotivo.

·         GESTIONE CAMPIONATI - Qui si entra, invece, in un tema un po’ più spinoso: la gestione. Certamente, un forte allargamento di partecipazione richiede un “allungamento” dei campionati con 3 giorni pieni (o forse 4) per poter permettere di poter correre un turno, o alcuni casi 2 turni, in più per le corse ed effettuare le qualificazioni nei concorsi (di questo mi pronuncerò nel punto PERFORMANCE). Da un punto di vista economico per le società questo è purtroppo la spina nel fianco, perchè l’allungamento dei campionati porta un allargamento dei costi per poter rimanere, magari, una notte in più nella città sede e organizzatrice dei campionati, ma è di sicuro di maggiore “appeal” per tutti gli addetti al settore: - gli sponsor possono contare su un affluenza di pubblico di più vasta scala con maggiori contatti e TUTTI mirati nel settore di appartenenza (pensiamo a partner di marchi sportivi o alimentari legati al settore) - le città organizzatrici possono investire di più per l’evento certe di un maggiore rientro di immagine e di introiti per le attività della propria città.

·         PERFORMANCE ATLETICHE - Qui ritorno alla mia “nota” pubblicata in occasione dei Campionati Italiani Indoor: le qualificazioni o l’allungamento dei turni di qualificazione. A mio avviso, ma a parere anche di molti atleti di vertice che conosco, questo, non può far altro che bene sia allo spettacolo che alla realizzazione delle massime performance. Partiamo dal presupposto che, i Campionati Italiani Assoluti servono a decretare il più forte d’Italia… che, per definizione è 1 e 1 soltanto. Se partiamo da questo presupposto, sulla base di quello che è un Meeting di vertice mondiale, stiamo sbagliando tutto… basterebbe mettere un minimo nei 100 mt di 10.40 in modo da poter correre direttamente solo la finale, oppure di 2,25 nel salto in alto, perchè tanto, a chi la stiamo a raccontare??? Chi vince è sempre e comunque uno dei migliori, per cui tanto vale farlo correre solo loro!! Oppure, diamo modo ai giovani di crescere accanto ai più forti, facciamoli correre, lanciare e saltare fianco a fianco e i giovani dilettanti di oggi, saranno poi quelli che prenderanno il posto dei professionisti domani. Qualche esempio? Avere un minimo di partecipazione dei 100 mt, ad esempio di 10.80, porterebbe 60 persone anzichè le circa 20 iscritte. Ma già dopo il primo turno si potrebbe facilmente scendere a 24 per effettuare 3 semifinali (e con una divisione dei migliori nelle varie serie, i primi della classe come Tumi, Riparelli, ecc… non farebbero alcuna fatica a qualificarsi, gli basterebbe fare un allungo…). Nel lancio del peso donne, “allentare” la stretta del minimo a mt 11.50 e mettere poi un limite di qualificazione a 14 mt (o i primi 12 come accade nelle competizioni internazionali) farebbe fare un semplice lancio di riscaldamento alla Rosa (che forse non si scalderebbe nemmeno per realizzare una misura così) che si troverebbe poi a disputare una finale effettuando 6 lanci in tempi più giusti e normali anzichè 1 ogni 40 minuti per il vasto numero di partecipanti. Nel salto in alto uomini abbassare il minimo e portare una qualificazione a 2,15 sarebbe una pura formalità per i vari Chesani, Fassinotti e Tamberi che si giocheranno il titolo il giorno dopo con una progressione non logorroica ma mirata alla performance (stesso discorso valido per l’asta uomini e donne)

·         LIMITI DI PARTECIPAZIONE - Le modalità per poter allargare il numero dei partecipanti sono infinite: - Abbassare i minimi di partecipazione - Allargare la possibilità di iscrizione ai primi 50 delle graduatorie italiane - Realizzare una lista di merito che includa la media delle prime 5-6 performance e su quella base stilare una lista di 40-50 partecipanti - ….

Secondo me, potrebbe essere una proposta discutibile a costo “0″ con un piccolo aggravio per gli atleti e società partecipanti che però potrebbe essere in parte “ammortizzato” con maggiore visibilità e prestigio. Questa mia proposta spero possa essere di stimolo, se non altro, per una discussione per poter migliorare le cose anche perchè chiunque di noi lo sa che, correre, saltare e lanciare davanti ad una tribuna piena è sicuramente molto più stimolante e bello per tutti…

* saltatore in alto, pluri campione europeo e nazionale master, quest’anno 2,06 (da 39enne…)

 

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