Diario trevigiano
PECHINO, POCHINO!
Eccovi due modi differenti di analizzare il flop dell’atletica a Pechino.
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Non giriamoci troppo attorno, non è mai andata peggio di così per l’atletica italiana. Contate le medaglie olimpiche, mondiali, europee di questo quadriennio e del precedente o del precedente ancora. Questi ultimi quattro anni sono stati i peggiori. Ora, mi piacerebbe lanciarmi in una spassionata e approfondita analisi tecnica della cosa ma farei un lavoro inutile. Il problema è solo ed esclusivamente politico. E allora parlerò di quello. Caduto un Gola oggettivamente logoro e strozzato da mille equilibri divenuti ingestibili, l’attuale dirigenza che proveniva da un gruppo proclamatosi “progetto Atletica” ha preso in mano le redini della federazione al grido di “adesso vi facciamo vedere noi come si fa”. Visti i risultati, qualcosa, anzi quasi tutto, non è andato per il verso giusto.
Partiamo dal dato più preoccupante. Questa dirigenza ha chiaramente fatto capire che la ricerca delle medaglie pesanti è stata la prima se non unica preoccupazione del quadriennio. Hanno accantonato altre cose (società di base, scuola, formazione, tecnici sociali, comunicazione, ecc…) per dedicarsi solo ai più bravi nella consapevolezza che in Italia, dove tutto è politica, le medaglie sono quelle cose tonde che messe sulla giusta bilancia portano denaro, visibilità e peso specifico maggiore nel delicato equilibrio tra le federazioni.Quindi per fissare un primo punto, l’obiettivo di acchiappare tante succulente medaglie è andato a farsi benedire. Calcolatrice e annuari alla mano, ne abbiamo prese di meno. Obiettivo primario fallito di brutto con l’aggravante che le ultime due medaglie vinte nella marcia non sono frutto dell’ambiente federale bensì dell’esatto contrario. Sono frutto dell’ecosistema (chiuso) della marcia. L’oro e il bronzo di Schwazer e Rigaudo sono addirittura il risultato del lavoro di un unico tecnico (Sandro Damilano) e di un unico ambiente, quello di Saluzzo dove, al riparo dalle inconcludenze teorico-progettuali dei politici gli atleti si allenano, i tecnici lavorano sereni e quando è ora si gareggia, si vince o quantomeno ci si piazza bene e sempre col giusto atteggiamento mentale.
Ma non finisce qui perchè la noncuranza di tutto quello che è stato considerato secondario ha generato altri fallimenti. I Master sono incazzati neri. Sborsano una marea di soldi per attività e tesseramenti ma servono solo da polo di attrazione per acquisire manifestazioni internazionali master che portano ancora soldi. Insomma oramai sono da considerare una sorta di bancomat.
E la scuola? Mentre in tv Andrea Lucchetta spiega ai ragazzi che Kinder in collaborazione con non so chi regaleranno un kit per la pallavolo ad ogni scuola, l’atletica si gratta. In passato c’erano i Giochi della Gioventù, i Campionati Studenteschi, il Concorso Esercito Scuola e tanti professori che insegnavano le specialità dell’atletica. Adesso un bel fico secco. In compenso però abbiamo la figlia di Fiona May e Andrew Howe che in tv mangiano merendine come altoforni. Bel messaggio! Da una parte Lucchetta con ragazzi entusiasti in palestra a parlare di pallavolo e dall’altra i nostri migliori uomini-immagine che mangiano merendine. Un fulgido esempio di comunicazione efficace e mirata!
Ma le società non ridono, specie quelle piccole e le militari che sono rispettivamente il serbatoio per trovare il talento e il giusto ambiente per farlo crescere serenamente senza l’assillo di un lavoro da dover fare per potersi mantenere. Anche qui questa dirigenza ce l’ha messa tutta per distruggere il più possibile. Un regolamento per i CdS studiato ad hoc ha messo in difficoltà sia le une che le altre. Chi ci ha giovato? Non mi va nemmeno di parlarne, fate voi.
Arriviamo agli atleti. Per questo ambito arrivo a dire che la gestione è stata scellerata. I risultati internazionali sono carenti oggi più che mai ma questi dirigenti si prendono il lusso di lasciare a casa atleti in possesso di minimo (IAAF). Forse pensano sia inutile far fare esperienza a questi livelli e infatti poi nelle gare importanti siamo pieni di controprestazioni con ragazzi che affermano di “essere contenti di poterci essere”, quasi fosse la gita di quinto superiore. E’ accaduto in manifestazioni passate ed è accaduto anche per Pechino. Impedire la partecipazione ad un evento internazionale ad un atleta che ne ha il diritto è quanto di più scorretto, cattivo, inutile e controproducente si possa fare ad un giovane in possesso del suo sacrosanto minimo di partecipazione. E non stiamo a filosofeggiare sui particolari, sulle a e sulle b dei minimi. Abbiamo portato a Pechino una sfilza di non atleti da far paura. Non mi si venga a parlare di scelte tecniche, di opportunità o motivazioni economiche! Chi ha il minimo deve andare. Lasciare i ragazzi a casa significa mortificare, demotivare e punire l’atleta con il suo tecnico. Poi non ci si venga a lamentare se i tecnici vanno a fare i preparatori atletici in altri sport e gli atleti vanno a giocare a qualcos’altro.
Per chiudere. Non credo che il Coni apprezzerà il risultato della Fidal e vista la scadenza imminente del quadriennio olimpico e relativo rinnovo delle cariche, magari chiederà la testa di qualcuno. Non sarà quella del Presidente Arese per due motivi fondamentali. In primo luogo Arese è un Presidente rappresentativo e non operativo e quindi non è certo sua la responsabilità di tutto questo casino (sarebbe come dare la colpa al Presidente Napolitano della caduta del governo Prodi). In secondo luogo Franco Arese è anche il titolare dell’azienda che rappresenta uno sponsor tecnico primario di tutto lo sport italiano e quindi il Coni non è interessato a conflitti con chi di fatto spende soldi per aiutare lo sport. In definitiva, se Arese non si fa da parte da solo (e non ne vedo il motivo) e nessuno presenta una candidatura alternativa (e non ne vedo il coraggio), questo sarà il Presidente della Fidal del prossimo quadriennio.
Allora di chi sarà la testa che cadrà? I latini dicevano: promoveatur ut amoveatur e cioè promuoviamo per poter rimuovere. Succederà questo. Ci sarà un avvicendamento nelle cariche e tutto rimarrà com’è ora. Solo qualche consigliere verrà realmente mandato a casa perchè, anche se la cosa è rimasta quasi esclusivamente tra le pareti federali, qualche membro del consiglio, di tanto in tanto ha contestato la linea ufficiale della dirigenza e questo non è stato gradito. Per questi garbati quanto inefficaci oppositori ci sarà un’uscita dal consiglio federale il cui impatto e visibilità sarà proporzionale all’impatto e alla visibilità che hanno dato al loro dissenso: nulla.
Diego Cacchiarelli
ANDREA TOME’
SILVIA ZANATTA – salti – nella foto