Aprile 28th, 2011

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

40° DUE ROCCHE DI CORNUDA

Lucio Fregona il Re è sempre lui!

Silvia Serafini firma un eccellente 2° posto.

 

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Lucio Fregona (a Rustignè)

 

 

E’ ancora lui il più grande a quarantasette anni vince e non ha rivali. Così Cornuda nella 40^ edizione della corsa (con una altimetria da far rabbrividire…i polpacci di chiunque), incorona Lucio Fregona ulteriormente, “imperatore” di Cornuda, primo sui ventuno chilometri nel tempo di 1h 30. 40.

Sorprendente è il secondo posto del “rientrante” Mauro Simeoni, giunto in 1h 32. 13. quindi terzo Ivan Basso con il tempo di 1h 32”31.

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Mauro Simeoni

 

 

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Ivan Basso (n.113)

 

 

Poi dietro sono tantissimi i concorrenti arrivati al faticoso traguardo: nono Ayyad Aneghit e decimo Ivan Geronazzo. Di seguito arrivati anche Tiziano Nandi, Alessio Chiodero, Christian Salvador, Moreno Moretton, Daniele Piccoli, Andrea Frezza, Francesco Guerra, Fabio Granzotto, Fabio Caverzan, Denis Meneghel, Stefano Ceccato e Guido Busetti.

Tra le donne rinnovato exploit di Silvia Serafini, giunta seconda con tn buon tempo, ventuno chilmetri di saliscendi in 1h 51. 31. poi quarta Mara Golin, sesta Patrizia Zanette e settima Moira Lorenzon.

 

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Silvia Serafini

 

 

 

 

DUE ROCCHE DI CORNUDA

LA NOSTRA STORIA LUNGA 40 ANNI

 

Primi anni ’70: il periodo, legato anche all’età, era quello dell’impegno sociale in cui si pensava di poter rivoltare il mondo come un calzino. Al GAS (Gruppo Atletico Spontaneo) quelli che masticavano sport vedevano nella gara lombarda Cinque Mulini un modello a cui ispirarsi. Alla televisione, le soap opera ancora non c’erano e alla domenica pomeriggio riprendevano i passaggi della gara. E lì davanti qualcuno esclamava: «Quello è delle nostre zone, lo conosco!». La Cinque Mulini già allora era una competizione definitaCross Country e, per il periodo, era molto di più che dire corsa campestre. Se nel milanese riuscivano ad organizzare una gara così, perché non provare anche noi? E’ stato così che con Sandro e Luciano Perli e Luciano Gasparetto, una domenica mattina d’inverno, siamo andati lungo i colli trevigiani in perlustrazione per vedere di trovare le tracce del sentiero. Per alcuni tratti non c’erano dubbi ma, sull’intero percorso qualche dubbio, in effetti, c’era. Il gps lo dovevano ancora inventare e allora, con l’aiuto della Forestale e con l’esperienza da boy scout, avevamo cercato di unire le cartine topografiche e farle coincidere con le linee altimetriche. Grazie a forbici e colla avevamo così costruito un percorso di massima, attenti a non svelare segreti militari, o almeno così si diceva. I punti di riferimento erano San Martino, San Giorgio, forcella Mostacin, passaggio Nord-Ovest. Così è nata la Cross country Duerocche. Daniela Agostinelli ci aveva lasciato esporre al Caffè Commercio una bozza del tracciato. Intanto, lavoravamo all’organizzazione: manifesti, percorso, ristori, premiazioni, partenza, arrivo, servizio assistenza, permessi e corriera per il trasporto dei partecipanti da Cornuda ad Asolo. Insomma, una bella sfida, ma per fortuna il CSI (Centro Sportivo Italiano) di Treviso ci dava una mano per partenza, arrivo e graduatoria. Volevamo un manifesto grande, ritenendo che la visibilità fosse proporzionale alla superficie, ma dovevamo fare i conti con i costi e la complessità. Ci venne in aiuto Guerrino Turchetto che intagliò, su un foglio di linoleum, l’immagine delle due rocche, perfetta per Giancarlo e Berto Bastasi che dopo averla incollata su un pezzo di legno compensato, la passavano sulla macchina stampatrice. Poi c’era da stampare il percorso: su 200 manifesti il costo di una matrice sarebbe stato impossibile per il nostro bilancio. Allora Gianpaolo Pilati, ingegnere, ci ospitò nel suo studio per fare le copie eliografiche con lo sviluppo in cella di ammoniaca. Eravamo mezzi intossicati ma siamo riusciti a sviluppare il percorso da incollare successivamente ai manifesti. Era l’ora di pensare alle Medaglie: Bandiera da Nervesa aveva un prezzo accessibile. Una sera eravamo andati nelsuo laboratorio a trattare il prezzo e lui con una punta ci aveva mostrato come avrebbe inciso in ogni medaglia il nome della gara e la data. Ne avevamo chieste 150, con la possibilità, se ci fossero stati più partecipanti di farle e recapitarle dopo la gara. Per le premiazioni eravamo forti. Avevamo un paio di collaboratori scatenati che giravano per le aziende a chiedere coppe. Ma il cambiamento era già nell’aria perché, oltre alle coppe avevamo cominciato a raccogliere altri tipi di premi: salami, vini, liquori,… Ai ristori ci pensava Franco Marin, indaffarato ed intrattabile per quel giorno. Era san Giuseppe ed era arrivato il giorno della gara. Per giunta, era un giorno festivo. Pioveva e quando ci siamo trovati in piazza a Cornuda per andare ad Asolo abbiamo pensato alla sconfitta, almeno finanziaria e invece…. Si erano iscritti in 148 ed erano arrivati in rocca a Cornuda quasi tutti infangati, alcuni irriconoscibili. Angelo Pandolfo si gongola ancora oggi perché in quella prima edizione lui c’era. Con un pizzico di soddisfazione indicando con l’indice l’ordine di arrivo ingiallito, ricorda di aver superato un atleta che aveva partecipato alla Cinque Mulini!

 

Agostino Consalter

 

 

Quelli che hanno permesso l’inizio di questa avventura e che hanno garantito nei primi anni continuità e sviluppo della gara, sono stati: Luciano Gasparetto, Livio Gasparetto, Carlo Andreazza, Renzo Bedin, Renzo Pozzobon, Oscar Bubola, Giorgio Zavarise, Pierangelo Dorigo, Narciso Menegon, Guerrino Turchetto, Sandro Comazzetto, Mariano e Sandro Vio, Sandro Persegona, Angelo Pandolfo, Lino Zancan, Elio Dalle Prane, Agostino Consalter. Sicuramente l’elenco dimentica qualcuno ma, accanto ai sopracitati, ci sono stati tanti volontari e persone disponibili. Tra essi va ricordato il ruolo del CSI (Centro Sportivo Italiano) di Treviso che ha ufficialmente curato la regolarità delle classifiche e la diffusione iniziale dei risultati nei giornali locali. Un ringraziamento particolare va rivolto alle suore della Rocca e all’allora rettore Don Orazio Mondin. è certo che il riconoscimento maggiore va riservato a tutte quelle atlete e a quegli atleti che hanno partecipato e che hanno contribuito a caratterizzare la gara.