Maggio 25th, 2010

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

da IL GAZZETTINO di TREVISO

 

 

 

L’altista moglianese Sara Brunato

grande protagonista a Ponzano

 

 

Un esordio col botto per il 6. Trofeo Provincia di Treviso: alla prima tappa stagionale hanno partecipato quasi 800 atleti.
L’ormai classica rassegna di meeting trevigiani, portata quest’anno da sei a sette prove (il 16 giugno si gareggerà per la prima volta a Vedelago), sembra avviata ad una nuova stagione da record.
Il 5° meeting Comune di Ponzano ha offerto soprattutto l’1.56 della moglianese Sara Brunato nell’alto, primato personale eguagliato e miglior prestazione italiana di questo primo scorcio d’annata per la categoria ragazze.
Notevole anche il 14.82 dell’allievo di casa, Diego Benedetti, nel peso, misura che vale già la top ten italiana. Nel peso anche l’11.34 della cadetta di Quinto, Beatrice Gatto.
Prossima tappa del Trofeo Provincia di Treviso, martedì 1 giugno nel capoluogo. L’anello di Ponzano chiuderà invece dal 3 giugno per il rifacimento superficiale della pista: Il 9 luglio, per il meeting internazionale, si gareggerà sul nuovo manto.
RISULTATI.

Maschili.

Seniores/promesse /juniores. 100 (-0.2): Cargnelli (Vicentina) 10”93. 1500: 1. Amadio (Biotekna) 4’06”41, 2. Idrissi (Gagno) 4’09”45. Disco: 1. D. Gambardella (Biotekna) 40.70, 3. Mancini (Gagno) 38.92. Allievi. 100 (-1.3): 1. Benedetti (Bassano) 11”77, 2. Bonora (Atletica di Marca) 11”77. 800: Fogliato (Atletica di Marca) 2’08”19. Peso: Benedetti (Gagno) 14.82. Disco: 1. Benedetti (Gagno) 40.96. Cadetti. 300: Zuccon (Trevisatletica) 39”66. 1000: Foscaro (Mogliano) 2’52”36. Lungo: Broccolo (Tre Comuni) 5.25. Ragazzi. 60: Toffolo (Veneto Banca) 8”26. Lungo: Toffolo (Veneto Banca) 4.78. Marcia (2 km): Girotto (Gagno) 12’03”56. Esordienti. 500: Campeol (Gagno) 1’27”36. Vortex: Pozzebon (Trevisatletica) 50.86.


Femminili.

Allieve. 100 (-0.9): Surian (Vedelago) 13”23. 800: Corrò (Industriali) 2’30”59. Giavellotto: Cazzolato (Atletica di Marca) 30.94. Cadette. 80: 1. Zangobbo (Galliera) 10”73, 2. Bonsembiante (Veneto Banca) 10”93. 1000: Busatto (Mogliano) 3’08”50. Peso: Gatto (Mastella) 11.34. Ragazze. 60: Cristofoli Prat (Mogliano) 8”61. Alto: Brunato (Mogliano) 1.56. Marcia (2 km): 1. Tasca (Gagno) 12’15”27. Esordienti. 500: Marsura (Sernaglia) 1’26”81. Vortex: Galiazzo (Mogliano) 30.01.

 

 NOTA DA MAROSTICA

Silca Ogliano d’argento nel 32. Trofeo Banca Popolare: la società coneglianese, che proprio quest’anno festeggia i 30 anni d’attività, si è ritagliata un posto sul podio in una delle rassegne più classiche e prestigiose della stagione veneta giovanile su pista.
La vittoria è andata al Csi Fiamm, squadrone berico di grande tradizione a livello under 16, ma la Silca Ogliano, con il secondo posto in classifica generale, si è tolta la soddisfazione di lasciarsi alle spalle ben 35 società provenienti da tutto il Veneto e anche fuori.
È stata, in generale, una manifestazione da incorniciare per i vivai trevigiani. Ben quattro club della Marca si sono infatti piazzati entro i primi sei posti della graduatoria del Trofeo.
Alle spalle della Silca Ogliano, è rimasta per un soffio ai piedi del podio la Veneto Banca Montebelluna, quarta. Appena un punto dietro, l’Atletica Mogliano, quinta. E sesta è giunta, infine, la Nuova San Giacomo Banca della Marca.
A livello individuale, spiccano le vittorie delle cadette Anna Bonsembiante (Veneto Banca) nel giavellotto (29.94) e Anna Busatto (Mogliano) nei 1000 metri (3’14”4).
Notevole anche la doppietta trevigiana nella staffetta svedese ragazzi: in campo maschile si è imposta la Silca Ogliano, a livello femminile è salita sul gradino più alto del podio l’Atletica Mogliano.

 

 

 

 

Corsa su strada


I trevigiani


comandano


il Grand Prix

 

 

Grand Prix Giovani all’insegna della Marca. Dopo quattro prove e in vista del giro di boa dell’annata (Tonadico, 19 giugno), la prestigiosa rassegna su strada a livello under 18 è dominata dagli atleti trevigiani, leader in ben sette categorie su dieci.
Tra le società, comanda Jesolo, ma i giochi sono ancora aperti: al secondo posto c’è la Libertas Tonon, al terzo l’Idealdoor San Biagio.
CLASSIFICHE dopo quattro prove

Maschili. Allievi: 1. Martino Segat (Tonon) 379. Cadetti: 1. Riccardo Donè (Jesolo) 400, 2. Filippo Gobbi (Silca) 369, 3. Kevin Durigon (Mastella) 333. Ragazzi: 1. Aiman Merouah (Tonon) 354, 3. Marco Bettin (S. Biagio) 339. Esordienti A: 1. Filippo Pizzol (Tonon) 384. Esordienti B: 1. Diego Calzetta (S. Biagio) 400, 2. Kevin Casagrande (Tonon) 374.
Femminili. Allieve: 1. Giulia Titton (Banca della Marca) 369. Cadette: 1. Eleonora Lot (Silca) 372, 2. Marzia Signorotto (Sernaglia) 334, 3. Elena Sartori (S. Biagio) 319. Ragazze: 1. Demi Verdecchia (Jesolo) 378, 2. Elena Zerbato (S. Biagio) 366, 3. Sofia Casagrande (Silca) 364. Esordienti A: 1. Nikol Marsura (Sernaglia) 400, 3. Laura Bettini (S. Biagio) 348. Esordienti B: 1. Diana Pischedda (Venezia Runners) 384, 2. Emma Rizzetto (S. Biagio) 354, 3. Chiara Poser (Banca della Marca) 295.
Società: 1. Jesolo 8.238, 2. Lib. Tonon 7.814, 3. Idealdor Lib. S. Biagio 5.754, 4. San Giacomo Banca della Marca 5.163, 6. Tre Comuni 3.726.

 

 

 

 

 

Montagna, tricolore le staffette della Forestale

 

 

ORDINE D’ARRIVO
STAFFETTE MASCHILI

1. Rinaldi Marco - Manzi Emanuele - De Gasperi Marco - Corpo Forestale dello Stato - 1:28:54;
2. Dematteis Martin - Lantermino Danilo - Demateis Bernard - A.S.D. Podistica Valle Varaita - A - 1:30:51;
3. Lanfranchi Mauro - Zanaboni Massimiliano - Regazzoni Andrea - Atletica Valli Bergamasche - A - 1:32:13;
4. Bosio Danilo - Costa Reis - Ruga Fabio - La Recastello Radici Group - A - 1:33:07;
5. Barizza Filippo - Rungger Hannes - Bamoussa Abdoulla - Atletica Brugnera Friulintagli - 1:33:14;
6. Baldaccini Alex - Faverio Riccardo - Milesi Davide - G.S. Orobie - A - 1:33:56;
7. Abate Gabriele - Mosca Alberto - Campitelli Camillo - A.S.D. Orecchiella Garfagnana - A - 1:35:48;
8. Cozzi Enrico - Torresani Franco - Molinari Antonio - Atletica Trento CMB - A - 1:36:59;
9. Nardini Marco - Puntel Franco - Primus Marco - Atletica Dolce Nord Est - 1:38:29;
10. Re Luca - Gelmi Alessandro - Bottarelli Andrea - A.S.D. Legnami Pellegrinelli Darfo - 1:39:00;

STAFFETTE FEMMINILI

1. Roberti Maria Grazia - Confortola Antonella - Corpo Forestale Dello Stato - 00:49:11;
2. Scolari Cristina - Bianchi Ilaria - Atletica Vallecamonica - 00:51:04;
3. Belotti Valentina - Grossi Gloria 00 - A.S.D. Runnerteam 99 S.B.V. - 00:51:55;
4. Serena Angela - Pont-Chafer Monica - A.S.D. Freezone - 00:52:41;
5. Beatrici Lorenza - Iachemet Francesca - Atletica Trento CMB - A - 00:53:07;
6. Garibaldi Lavinia - Santamaria Marta - Atletica Brugnera Friulintagli - 00:53:26;
7. Magro Eufemia - Cherasco Stefania - A.S.D. Dragonero - 00:53:46;
8. Mondino Cristina - El Kannoussi Mina - Atletica Saluzzo - 00:54:44;
9. Forni Erika - Marrari Gabriella - G.S.A. Valsesia - 00:55:04
10. Ursella Laura - Zorzut Milena - Atletica Dolce Nord Est - 00:55:14.

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Cari amici,

Oggi camminavo in montagna con mia moglie e gli spiegavo

il concetto dei “DUE STEP” . Da li sono partito per stendere questo

breve scritto che vi offro, perchè il dibattito non dovrebbe mai

chiudersi ma sempre aprirsi, a prescindere dalle posizioni di partenza.

Da un pò di tempo sono assillato dall’idea che sto sprecando parte del

mio tempo nel tamponare le difficoltà che gli atleti enunciano nel

gestire le posture con le quali affrontano le specialità nelle quali ho

il compito di sostenerli tecnicamente.

Io mi prodigo a dispensare consigli che permettono ai ragazzi di

ottenere risultati da me definiti _mediocri _e da altri invece

_soddisfacenti_. Essendo enorme la distanza tra le due valutazioni mi

sto chiedendo se non sia il caso di esplicitare più compiutamente il

concetto che mi frulla per la testa e quindi ho scritto questo breve

saggio che vado a sottoporvi. Sta a voi identificarvi nell’azione e

valutare la vostra posizione.

Come sempre spero nel dibattito, troppo spesso quando lancio queste cose

vanno a mancare le vostre posizioni, i miei sassi affondano nello stagno

ed i cerchi si placano nell’apatia generale…

 

Comunque: Buona lettura

Fulvio.”

 

I DUE STEP

Riflessioni tecniche ad alta voce

Di Fulvio Maleville

 

La realtà di campo sancisce da tempo che vengono esercitate tre tipi di attività: specialistica, multidisciplinare ed infine quella multilaterale.

Da moltissimi anni è stato detto e scritto moltissimo riguardo questo argomento, soprattutto è stata portata avanti una battaglia culturale affinchè si eviti la prima, ossia specializzare precocemente gli atleti.

Gli effetti di questo dibattito non hanno sortito grandi risultati perché nel tempo sono generazionalmente cambiati gli interlocutori con i quali ci si rapportava ed oggi sappiamo con certezza che a livello giovanile la maggior parte degli operatori continua a specializzare gli atleti nel tentativo di far loro ottenere qualche effimero risultato e vittoria prima che cali l’entusiasmo e i ragazzi smettano di fare sport.

Bisogna però anche dire che alcune persone hanno affrontato l’argomento e cercato soluzioni alternative o di compromesso facendo perlopiù svolgere ai propri giovani atleti un’attività multidisciplinare. Io stesso come atleta sono stato cresciuto in questa maniera e penso di aver raggiunto buoni risultati, pur inquadrando l’azione tra i tentativi migliori che sono stati effettuati non condivido questa impostazione protendendo invece per un’attività multilaterale che crei i presupposti tecnici atti ad affrontare successivamente la specializzazione, sia essa indirizzata alle prove multiple che ad una singola specialità.

La cosa non è di poco conto e questo mio intervento è volto da un lato a condannare fermamente chi specializza precocemente e dall’altro spiegare i limiti dell’attività multidisciplinare. Successivamente voglio accennare ai vantaggi di quella che ritengo più corretta, cioè l’azione multilaterale.

Per dare sostegno alla mia tesi farò riferimento alla basilare esperienza di campo ed in particolare ai bisogni delle società con le quali collaboro, indirettamente cercherò anche di dare risposta ai tecnici che regolarmente mi avvicinano e chiedono come possono mutare alcuni atteggiamenti dei loro atleti, convinti come sono che basti intervenire in modo mirato per risolvere le questioni e superare gli errori dei loro atleti.

Come dicevo mi trovo spesso a tamponare alcuni basilari e primari bisogni di atleti che mi domandano: “Fulvio, domani ho la gara di triplo. Mi puoi dare un’occhiata?”Oppure mi trovo coinvolto in situazioni nelle quali gli atleti stanno già gareggiando e mi chiedono di aiutarli fornendo loro indicazioni utili a migliorare la loro odierna prestazione.

In questi casi non posso che sfoderare le armi migliori, cioè l’esperienza che ho accumulato in 40 anni e le capacità tattiche che ho immagazzinato in tanti anni di campo profondendo loro utili consigli affinchè abbiano soprattutto a:

  1. Evitare di farsi male;

  2. Ottenere un risultato soddisfacente;

  3. Rafforzare il rapporto di fiducia con la mia persona.

 

Agendo in questo modo penso mi sarà riconosciuto del tempo per indurre l’ambiente ad affidami maggiormente le persone e darmi così modo di trasferire compiutamente informazioni che permettano ai ragazzi di far evolvere alcuni loro atteggiamenti, superando posture scorrette e l’incapacità a gestire le parti del loro corpo.

 

Spesso però mi trovo in queste condizioni:

 

  • Privo degli strumenti indispensabili per farmi comprendere dagli atleti (Faticano a capire cosa voglio da loro);

  • In difficoltà nel calmierare la foga agonistica di atleti convinti che l’impeto sia l’unico mezzo per ottenere la prestazione. Situazione che li porta a fare cose che non sanno controllare, in pratica non si rendono conto di cosa stanno facendo;

  • Devo concentrarmi per trasmettere indicazioni semplici e mirate. Insomma a farmi capire dall’atleta e ottenere che il ragazzo si porti a casa il massimo che quelle condizioni consentono.

I miei suggerimenti non sempre sortiscono l’effetto voluto, a volte mettono pure in difficoltà atleti che immaginavano di procurarsi chissà quali prestazioni grazie ai consigli di un tecnico specialista ed invece entrano in crisi perché non sanno gestire come vorrebbero il loro corpo e le mie indicazioni spesso restano inevase.

Quando mi è data l’opportunità di allenarli, anche se sporadicamente, mi è possibile infondere utili indicazioni, in questo modo riesco anche a far raggiungere ai ragazzi dei risultati ma solo al “PRIMO STEP”. Ossia una prestazione soddisfacente se rapportata alla situazione nella quale ci si trova ad operare, il che soddisfa mamme, papà, dirigenti ed atleti ma non la mia persona.

Il conseguimento di questo primo gradino appare al sottoscritto un obiettivo di poco conto e scarsamente gratificante. Avrei infatti bisogno di molto più tempo per poter applicare compiutamente un percorso capace di portare gli atleti al secondo step, il che permetterebbe di ottenere prestazioni ben più rilevanti. Avrei in pratica l’opportunità di creare i presupposti per un’acquisizione consapevole. Per capire la mia posizione bisogna rispondere ai seguenti quesiti: “Ma che cosa è il secondo step? Come si deve operare per raggiungerlo?

 

Il secondo step è identificabile nella possibilità di apprendere una serie di nozioni che permettono d’incrementare ulteriormente la prestazione, ed è legato all’appropriazione di alcuni fattori fisici e tecnici che abbisognano di un lungo periodo di apprendimento e trasformazione.

I primi (quelli fisici) possono essere innescati da mamma natura (Innesco ormonale) oppure stimolati dall’introduzione dei mezzi speciali come ad esempio un mirato potenziamento o un’azione di allenamento più qualitativa. Tutti mezzi che non dovrebbero essere utilizzati con ragazzi in giovane età. I secondi (quelli tecnici) possono invece venire messi in atto in età giovanile e dovrebbero essere largamente utilizzati nei settori giovanili.

Lo sviluppo dell’equilibrio generale e specifico, il riconoscimento dei pezzi del proprio corpo e saperli guidare in un’azione consapevole, l’ampliamento delle sensibilità propriocettive, estensive, l’equilibrio statico e dinamico etc. diventano requisiti indispensabili per raggiungere il secondo step tecnico.

Per spiegarmi meglio dirò che sono in grado di dare ad un’atleta l’idea di effettuare il primo balzo del triplo in forma radente, di suggerirgli di utilizzare una rincorsa in modo progressivamente dinamico, trovare un maggior equilibrio nell’uso più aperto e corretto delle braccia ma non sarò mai in grado di insegnare “al volo” un corretto uso dell’arto libero. Quello abbisogna di un percorso di appropriazione più specifico, d’esperienze articolate da collegare assieme. La mancanza di tale presupposto impedirà di fatto l’applicazione di una ritmica del salto più omogenea e quindi ne risentirà la prestazione. Quando poi i ragazzi sono portatori di vizi espressivi o posturali (correre in trazione o la mancata percezione della posizione del loro busto che magari è troppo inclinato avanti) appare improbo raggiungere un livello di qualificazione identificabile nel secondo step.

Purtroppo molti confondono il termine generale di “lavoro tecnico” con quello più specifico riferito alle specialità, cioè della “tecnica” che normalmente si esercita in pedana. Se il “lavoro tecnico” è comprensivo di un apprendimento coordinativo motorio più generalizzato e permette di far acquisire al giovane atleta le corrette posture e conoscere le parti del suo corpo al fine di poterle gestire correttamente, la tecnica si traduce quasi sempre nello svolgere attività specifica in pedana. Onde evitare però di specializzare l’atleta e quindi di inseguire il sano proposito di eludere di specializzare alcuni allenatori cercano di distribuire il carico tecnico su più specialità. Applicano quindi il principio di multidisciplinarità incorrendo nei seguenti inghippi:

 

  1. Intensificazione delle sollecitazioni a carico di alcune specifiche strutture(Es. Le articolazioni della spalla per il giavellottista, il piede o il ginocchio nel saltatore in alto …) ;

  2. Ricerca da parte degli atleti di adattamenti posturali che suppliscono ad alcune manchevolezze (La carenza di controlli sugli assetti del corpo, l’incapacità acrobatica per gestire il volo o nel cercare soluzioni alle difficoltà quasi sempre si trasformano in difetti espressivi). In pratica l’atleta acquisisce posture errate che si radicalizzano e diventano difficili da mutare nel tempo;

  3. Instaurano una insicurezza gestionale che si traduce nell’ansia da prestazione e si utilizza il poco tempo a disposizione per rispondere ai bisogni specialistici di troppe discipline. In definitiva i ragazzi non imparano quasi niente in modo corretto (Così gli atleti si esprimono: “Non ho la rincorsa e domani devo gareggiare … non ho provato abbastanza per cui mi sento insicuro… devo assolutamente saggiare la specialità prima della gara …”);

 

Pur immaginando la figura del tecnico come quella di una persona dotata di supporti culturali adeguati, esperto e capace di esercitare il proprio ruolo egli avrà non poche difficoltà a far raggiungere all’atleta il “SECONDO STEP” e le prestazioni faranno forza sulle naturali capacità del soggetto di sopportare i carichi specifici. Fattore individuale che non esclude di ottenere rilevanti prestazioni tecniche in giovane età ma troppo spesso mina la prospettiva di raggiungere quelle massime realizzabili per motivi di espressione biomeccanica errata o dolori che vanno ad acutizzarsi nel tempo, all’aumentare dei carichi, soprattutto quelli di punta.

Così facendo l’allenatore mancherà nel dotare il suo atleta degli strumenti necessari per evolvere compiutamente più avanti nel tempo. Ecco perché ritengo l’attività multidisciplinare fattibile ma non uno strumento per evolvere tecnicamente.

 

Vorrei concludere questo breve saggio stando con i piedi per terra e per fare questo vado ad esporre alcuni esempi affinchè il lettore abbia ad inquadrare correttamente la tematica affrontata.

 

In campo è facile vedere gli atleti evidenziare alcune manchevolezze o difficoltà nell’esprimere correttamente un gesto, ad esempio:

  • L’atleta corre seduto, in trazione, perde i piedi dietro, ha il busto spezzato avanti …;

  • Non usa in modo corretto i piedi (ES. Non poggia la pianta del piede nel penultimo appoggio del salto in alto, stacca sull’avampiede nel lungo … balza sulle “punte” etc.);

  • Puntella gli stacchi nei salti in estensione;

  • Non sa far passare l’arto libero nei balzi o non equilibria il salto effettuando correttamente l’azione dell’arto libero nell’hop nel triplo;

  • Non completa le spinte, tende a “togliere” invece che spingere;

  • Manca di equilibrio posturale;

  • Non sa in quale occasione deve guidare l’azione con il piede e quando invece deve farlo con il ginocchio;

  • E’ privo della capacità di usare correttamente le spinte, nei tempi di ampiezza e frequenza richiesti dall’azione;

  • Usa assetti dove non si esprime un adeguato “Sostegno” del bacino;

  • Non riconosce quando poggia il piede di tallone – tutta pianta o resta sull’avampiede;

 

Potrei continuare a fare innumerevoli altri esempi di momenti ed azioni fondamentali dell’atletica leggera che non possono essere risolte dedicandosi ad un’attività multidisciplinare. Devo inoltre ricordare ai miei interlocutori che le azioni globali presentano il limite di enunciare e rafforzare le problematiche già esistenti. Un atleta che “punta” i piedi oppure corre “pendolando” trasporterà questo suo atteggiamento in tutte le specialità che andrà ad affrontare e ciò lo penalizzerà tanto più la specialità sale di livello tecnico.

Insomma, è meglio “perdere tempo” nel dedicarsi alla multilateralità a tempo debito (Categorie giovanili) che inseguire bisogni ai quali nel tempo non si riesce a dare risposta.

A questo punto vi offro la definizione e l’orientamento verso un’attività multilaterale che s’ identifica in due modelli principali:

  1. Multilateralità estensiva: adozione di un numero considerevole di proposte motorie in riferimento agli schemi motori e abilità più significative di buona parte delle discipline sportive;

  2. Multilateralità orientata: adozione di una grande quantità di proposte con particolare riferimento agli schemi motori e abilità più significative di quella determinata disciplina sportiva;

Quest’ultima può a sua volta esprimere una forma fortemente indirizzata verso una determinata specialità sportiva. In questo caso abbiamo una

  1. Multilateralità mirata : adozione di una gran quantità di proposte, strutturando continuamente varianti significative rispetto agli schemi motori e alle abilità della specialità sportiva praticata.

 

Tale percorso ha il grande merito di permettere al tecnico di portare avanti i giovani atleti sia in allenamento che in gara, costruendo “sul posto” il modello da realizzare. Cioè gli elementi così forgiati si possono “assemblare” con facilità quando già in possesso dell’atleta. Quest’ultimo si trova così in grado di mutare atteggiamento e ristrutturare l’azione con maggior facilità, inoltre acquisisce sicurezza perché si rende conto di essere in grado di rispondere ai bisogni o alle difficoltà che incontra e di poterli superare grazie alla sua capacità e soprattutto duttilità espressiva.

Molto spesso il tempo a disposizione non permette di strutturare completamente gli elementi fondamentali dell’azione e la gara, a livello giovanile, può diventare “il momento” dove è possibile allenarsi gareggiando. Ma per fare questo è necessario “allevare” atleti duttili, aperti mentalmente e dotati di un ampio corredo di esercizi ed esercitazioni. In altre parole bisogna dedicare tempo e questo si ha a disposizione solo negli anni del settore giovanile. Inseguire effimere prestazioni da giovani alla lunga non paga, meglio votarsi all’apprendimento e miglioramento del controllo posturale, in pratica all’acquisizione dei corretti assetti tecnici.

E’ bene sapere che esiste anche un terzo step ed è raggiungibile solo in fase di specializzazione quando il corredo atletico viene affinato da un lavoro mirato e di forte assuefazione ai carichi. Purtroppo la maggior parte dei nostri giovani esaurisce il percorso motivazionale e prestativo molto prima. Se è vero che tanti ragazzi enunciano qualità ma non sono adatti a subire i carichi di lavoro è altrettanto vero che la maggior parte di loro si dimostra soddisfatta molto prima di intravedere questo ambito e smette precocemente.

Spero che quanto detto faccia riflettere le persone che hanno la possibilità di leggere questo scritto. Come sempre resto disponibile per un confronto.

Grazie dell’ascolto. Alla prossima.