Marzo 12th, 2009

Diario trevigiano

a cura di Franco Piol 

Treviso presenta gli Assoluti di Maratona

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 Di corsa per il tricolore. Il conto alla rovescia è ormai agli sgoccioli. Tra 17 giorni, domenica 29 marzo, andrà in scena la sesta edizione della Treviso Marathon, che quest’anno coinciderà con i Campionati Italiani Assoluti, Master, dei Veterani dello Sport e dell’Us Acli. Un poker tricolore che contribuirà a confermare la Treviso Marathon nell’Olimpo della specialità più classica ed affascinante dell’atletica leggera, dopo il successo dell’edizione 2008. Sarà la grande domenica della maratona, ma non solo. Considerati anche gli eventi collaterali - dalle stracittadine ai pattini, dalle pedalate agli skiroll - il 29 marzo saranno circa 10.000 le persone in movimento sulle strade della provincia. E intanto, ad una settimana dalla chiusura delle iscrizioni (prevista per il 19 marzo), la maratona ha superato le 3.500 richieste di pettorale. Una corsa da primato per livello organizzativo, appuntamenti collaterali e partecipazione del territorio.    

LA GARA - Dopo la storica esperienza del 2008 (prima maratona al mondo con tre partenze), si torna al classico. Chilometro zero nell’ampio viale del Cansiglio a Vittorio Veneto, arrivo in viale Nino Bixio a Treviso. Tra lo stadio Tenni” e l’ex Foro Boario saranno collocati i servizi post-gara per i maratoneti. I 42 km si svilupperanno lungo il tradizionale percorso dalle Prealpi alla pianura. Unendo idealmente nove Comuni (Colle Umberto, San Vendemiano, Conegliano, Susegana, Nervesa della Battaglia, Spresiano e Villorba, oltre a quelli di partenza e d’arrivo). E collegando Destra e Sinistra Piave, le due “anime” di quella che è considerata la provincia più sportiva d’Italia. Due lunghi tratti delle statali Alemagna e Pontebbana saranno completamente chiusi al traffico. Partenza alle 9.40 per i disabili (carrozzine e hand bike), alle 9.45 per gli altri atleti.            

I CAMPIONI AL VIA - Il miglior maratoneta italiano delle ultime stagioni (cronometro dixit) contro il vincitore della Treviso Marathon 2008. Migidio Bourifa e Denis Curzi sono i principali candidati al titolo italiano, in una gara che, volutamente, non avrà stranieri di vertice al via. Bourifa è il leader italiano stagionale del 2007 e 2008. Curzi è il vincitore della Treviso Marathon 2008 (oltre che di quella 2005) e lo scorso autunno, a Carpi, è giunto secondo nel campionato italiano vinto da Di Cecco, poi risultato positivo all’antidoping. Candidato al podio anche Mostapha Errebah. Curiosità per Mikhail Mamleev, russo d’adozione italiana, stella a livello internazionale nell’orienteering, al debutto sulla distanza. In campo femminile, saranno saranno al via quattro tra le migliori 11 italiane della passata stagione. Grande favorita Ornella Ferrara, una delle icone della maratona azzurra (bronzo ai Mondiali di Goteborg ‘95 e successi in tante classiche, da Venezia a Roma, a Carpi). Da seguire con attenzione anche Laura Giordano, seconda l’anno scorso, stella di due tra le società organizzatrici della maratona (Silca Ultralite per il duathlon e il triathlon, Industriali Conegliano per l’atletica), l’italo-keniana Josephine Wangoi e l’azzurra di ultramaratona Monica Carlin. Ha invece rinunciato Giovanna Volpato, infortunata. In gara anche una cinquantina di disabili, con molti partecipanti alle gare paralimpiche di Pechino: dallo spagnolo Botello al norvegese Sletten, al francese Quittet che guiderà un team transalpino composto da 16 atleti.       

MARATHON IN LINE - Una provincia in movimento. A piedi, ma anche con i pattini. Treviso Marathon non sarà soltanto un appuntamento per podisti. Nel contesto della manifestazione si svolgerà anche la 1a Treviso Marathon In Line, gara sui pattini organizzata in collaborazione con la Polisportiva Casier, che proprio quest’anno festeggia i vent’anni della sezione rotellistica. Due le distanze: 40 km con partenza da Vittorio Veneto; 20 km con start da Susegana (e partecipazione consentita anche ai non agonisti). Consulenti tecnici, due miti della disciplina: Luca Antoniel e Ippolito Sanfratello (oro all’Olimpiade invernale di Torino 2006 dopo aver iniziato la carriera nel pattinaggio a rotelle). A proposito di ruote e rotelle: prevista anche una gara-esibizione di skiroll e la Bici in Rosa, una pedalata, riservata alle donne, da Vittorio Veneto a Treviso al seguito dei maratoneti.  

TUTTINCORSA - Non solo maratona. In attesa dell’arrivo degli atleti provenienti da Vittorio Veneto, a Treviso si svolgerà la Tuttincorsa, marcia stracittadina a carattere non competitivo sulle distanze di 2 e 10,5 chilometri. Partenza alle 9 da Piazzale Burchiellati, arrivo sul traguardo della maratona (la 2 km) o poche decine di metri più in là (la 10,5 km). Il ricavato (un pettorale costa appena 3 euro, 2 euro e mezzo per le scuole che l’acquistano in prevendita) sarà devoluto in beneficenza all’Olar, associazione che si occupa della lotta al Lupus, una malattia rara che colpisce soprattutto le donne. Organizzazione curata da Trevisatletica, dal Comitato provinciale della Fiasp e dal Nordic Walking Treviso, perché all’interno della Tuttincorsa ci sarà spazio anche per la seconda prova del circuito Nordic Walking in Tour. Tremilacinquecento i pettorali venduti nel 2008, si punta al coinvolgimento di oltre venti scuole e ad un deciso incremento della partecipazione. Madrina, la showgirl trevigiana Melita Toniolo. Di corsa o camminando, sarà un evento nell’evento.      

EXPO - La 6a Treviso Marathon sarà arricchita da un centro espositivo di oltre 1.500 mq, collocato all’ex Foro Boario e aperto (per atleti e semplici visitatori) venerdì 27 (dalle 12.30 alle 21), sabato 28 (dalle 10 alle 21) e domenica 29 marzo (dalle 10 alle 18). Sarà una grande area, dedicata a sport e tempo libero, che diventerà il cuore pulsante dell’evento, oltre ad essere meta obbligatoria per tutti i maratoneti che qui ritireranno il pettorale.  

MARATONA ECOLOGICA - La 6a Treviso Marathon sarà particolarmente rispettosa dell’ambiente. Ai ristori saranno utilizzati contenitori di materiale riciclabile o biodegradabile. Nelle aree di partenza e d’arrivo, oltre che lungo il percorso di gara, saranno creati dei punti di raccolta e differenziazione dei rifiuti, che saranno poi avviati a smaltimento secondo logiche di massima tutela ambientale.   (Comunicato stampa Organizzatori - Mauro Ferraro)

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PREVENIRE E’ MEGLIO DI REPRIMERE

a cura di: Bartolo Vultaggio

 Di tanto in tanto ci si interroga su quale possa essere il linguaggio più diffuso al mondo nel terzo millennio? Sarà l’inglese, per la leadership mondiale esercitata dagli Stati Uniti, sarà il cinese, che parte già avvantaggiato da una popolazione di un miliardo e trecentomila persone, oppure ancora l’arabo che può contare su un maggior numero di nazioni accomunate dallo stesso credo religioso?Niente di tutto questo. E’ sorprendente scoprire che il linguaggio più diffuso sia un altro, ancora lo stesso di migliaia di anni fa: la corsa. A riprova di ciò sarà sufficiente comparare il numero degli Stati delle Nazioni Unite rispetto a quello dei Paesi inscritti alla Iaaf, federazione internazionale di atletica leggera: 192 per l’Onu, 213 per la Iaaf. Qualcuno potrebbe ancora chiedersi: ma la corsa è un linguaggio? La corsa è il primo dei linguaggi, la modalità primordiale per raggiungere gli altri, per comunicare, il facebook ante-litteram, per esprimere sé stessi. Infatti lo stile di corsa è come il DNA: potete mettere a confronto 2 persone qualsiasi che corrono, non troverete mai lo stesso tipo di corsa. Ci sarà sempre qualche differenza, che fa della corsa un codice strettamente personale.Possiamo citare due esempi clamorosi di comunicazione attraverso la corsa: il primo nell’antichità, il 490 a.c. quando Fidippide corse la distanza da Maratona ad Atene per portare la notizia della vittoria sui persiani, per dopo crollare a terra morto.Ed in era moderna, nel 1968, il pugno alzato ai Giochi Olimpici di Città del Messico di Tommie Smith e John Carlos: un gesto che rappresentava l’accento sul significato della corsa vittoriosa, del podio olimpico, del record del mondo sui 200 mt.: una tappa decisiva di quel cammino di emancipazione e di liberazione che oggi ha consentito di vedere varcare la soglia della Casa Bianca da un uomo di colore.Acquisire il dato della corsa come linguaggio universale è assolutamente importante nello sviluppo di strategie efficaci per la prevenzione e la cura delle patologie sociali. Strategie che nell’attività sportiva possono trovare un’arma insperatamente efficace. L’esperienza sviluppata a Palermo per diversi anni in quartieri e situazioni difficili è una straordinaria conferma, come può dimostrare il seguente aneddoto.Un insegnante di educazione fisica, nostro collaboratore, effettuava nei pomeriggi attività di gruppo sportivo all’interno di una struttura scolastica del quartiere “Medaglie d’Oro”. A questa attività, talvolta venivano affidati dall’Autorità Giudiziaria, nel percorso di recupero, ragazzi già con precedenti penali.Un giorno uno di questi sorprese l’insegnante con un’insolita richiesta (i dialoghi originali sarebbero stati in dialetto stretto, ndr):“Professore, La prego di farmi una cortesia, se mi può concedere un permesso perché avrei bisogno di allontanarmi dieci minuti”.L’insegnante, di immediato rimando, rispose picche, in quanto, per la durata della lezione, aveva la responsabilità su tutti i soggetti affidati. Il ragazzo continuò la supplica, chiedendo un’eccezione perché doveva semplicemente andare a fare bancomat ed assicurando che in 10 minuti sarebbe stato di ritorno.A questo punto l’educatore, uno dei più validi e preparati alla gestione dei casi più difficili, investendo nello strumento pedagogico della fiducia, acconsentì alla richiesta. Mentre il ragazzo era via, ripensando all’accaduto, lo stesso insegnante quasi si rallegrava, tra sé e sé, del fatto che il ragazzo potesse avere il bancomat, forse perché avendo iniziato a lavorare era riuscito ad avere un conto in banca.Dopo dieci minuti esatti il ragazzo era già di ritorno. Il professore chiese: “Ma quindi adesso hai il bancomat?”. La risposta fu certo che no. Allora l’insegnante chiese ancora: “Ma allora il bancomat è forse di tuo padre che l’ha dato a te?”. Altra risposta: “mio padre non si è mai interessato a me!”.L’educatore, ormai investito da un certo presagio, domandò ancora: “ma che bancomat hai fatto allora?”. La replica non fu per niente reticente: “Semplice, sono andato al bancomat, ho aspettato che una signora facesse il prelievo, le ho puntato il coltello e mi sono fatto dare i soldi”. L’episodio, per quanto negativo, dimostra tuttavia che proprio e, possiamo dire unicamente, l’attività sportiva consentiva a questi ragazzi di aprirsi, di aprire nuovi canali di comunicazione di loro fiducia, a tal punto dall’arrivare a confessare un reato, quando l’omologazione alle attività criminose diffuse nel quartiere imponeva invece il più assoluto silenzio. Un primo successo nella competizione contro le organizzazioni criminali per il consenso dei giovani. E diceva Paolo Borsellino: “se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”.Purtroppo, spesso si ha però la sensazione che, soprattutto in Italia, prevalga l’abitudine a subire i problemi piuttosto che a gestirli e talvolta ci si accorge di un determinato problema quando ormai sia irrisolvibile.Nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata la strategia di prevenzione è indispensabile anche per valorizzare gli eccezionali risultati ottenuti dalle Forze dell’Ordine nell’azione repressiva.Diceva ancora Paolo Borsellino: “Non illudiamoci che le azioni giudiziarie, per quanto penetranti possano essere, possano fare piazza pulita della mafia. Se son si incide a fondo sulle cause che generano la mafia, è chiaro che ce la ritroveremo sempre davanti. La verità è che c’è stata una delega inammissibile a magistrati e polizia di occuparsi da soli della mafia, poi per il resto lo Stato non ha fatto nulla”.Forse anche per questa sua stessa convinzione, Paolo Borsellino era capace di gesti come quello di regalare il motorino di suo figlio, oggi funzionario di Polizia, ad un ragazzo pregiudicato proveniente da una famiglia tutta coinvolta nella manovalanza criminale di cosa nostra.Quanto l’azione preventiva sia importante ha dimostrato di saperlo proprio la mafia, uccidendo il 15 settembre 1993 Padre Pino Puglisi, parroco della Chiesa di San Gaetano nel quartiere Brancaccio di Palermo. Un sacerdote intellettuale, che personalmente ho avuto la fortuna di avere come insegnante al Liceo Classico V.E. II di Palermo, che ha pagato con la vita l’ impegno per il riscatto civile e culturale della propria terra, che si rivolse al killer dicendo: “Me lo aspettavo”.La sua esperienza rappresenta un esempio fulgido di genitorialità allargata ed anche Padre Puglisi aveva dimostrato di credere nell’attività sportiva, fondando la Polisportiva San Gaetano.Un caso particolare fu quello del piccolo Giovanni, figlio di uno degli uomini uccisi nella faida mafiosa. La madre lavorava a Palermo come cameriera e il ragazzo, lasciato solo, cominciò a rubacchiare: una volta pure in Chiesa il cestino delle offerte. I carabinieri lo sorpresero e volevano portarlo al riformatorio. Padre Pino intervenne e disse: “mandarlo dietro le sbarre adesso sarebbe come iscriverlo all’università del crimine. Qui, invece, io e i parenti possiamo aiutarlo”. Poi, ottenuta la “libertà provvisoria”, disse al ragazzo: “se hai bisogno di soldi chiedimeli. Te li darò”. Giovanni divenne l’allievo preferito e lasciò perdere i furti.Vicenda che, oltre a rappresentare esatta applicazione dei principi del Vangelo, costituisce anche una preziosa chiave di lettura in tema di sicurezza. Oltre alla certezza della pena, bisognerebbe ricercare la “certezza della conversione sociale e civile”, unica in grado di ridurre il rischio di recidive. Padre Puglisi aveva una mentalità sportiva autentica, con una fede incrollabile nel raggiungimento dei risultati. Pur consapevole delle mancanze dello Stato, faceva in modo che non diventassero mai un alibi ed infatti diceva: qualcuno potrebbe dire “non dovrebbe pensarci lo Stato? Intanto cominciamo a pensarci noi, perché se ognuno fa qualche cosa …..”.Non vi è dubbio che l’attività sportiva possa costituire uno dei più efficaci strumenti di formazione ed informazione, di opportunità di crescita individuale e collettiva, soprattutto di vera e propria emancipazione da modelli di consumo e comportamento viziati dalla dipendenza da dispositivi elettronici e dalla incessante pressione della società dei consumi. Insomma lo Sport come un autentico cammino di libertà.Purtroppo va detto che il Paese non naviga in acque molto buone, sportivamente parlando, con un’altissima diffusione di analfabetismo motorio tra le giovani generazioni, causa principale della altissima percentuale di ragazzi italiani, di età compresa tra i 6 e i 18 anni, in sovrappeso. Percentuale che ormai supera il 50%. Cifra da emergenza nazionale.La via maestra sarebbe lo sviluppo dell’educazione fisica nella scuola, a cominciare dalle elementari, con l’assunzione di insegnanti qualificati, che significherebbe investire e non spendere.Ma sappiamo che non tira aria: purtroppo, l’argomento non viene alla ribalta e lo Stato continua a disertare il tema. Quindi risulta ancora più importante il ruolo delle Associazioni sportive, l’iniziativa dei singoli per sopperire alle gravi lacune. Affinchè un numero sempre crescente di giovani possa avere la fortuna di sottoporsi al vaccino obbligatorio dell’attività sportiva, per una moderna attuazione del “MENS SANA IN CORPORE SANO”.